Ci sono 96 carri armati in un capannone a Villesse.
Si sta complicando la situazione dei 96 carri armati Leopard 1 A5 di proprietà svizzera, attualmente immagazzinati in Friuli, a Villesse. Si tratta di 96 tank, in precedenza in dotazione all’esercito italiano e poi, nel 2016, acquistati dalla Ruag, il fabbricante d’armi controllato dalla Confederazione, con l’obiettivo di rivenderli al Brasile. Ma da allora sono fermi in un capannone a Villesse, a una quarantina di km da Udine.
Le autorità svizzere hanno rifiutato di venderli al produttore tedesco Rheinmetall per timore che finissero in Ucraina, compromettendo così la neutralità svizzera. Secondo il quotidiano di Zurigo, Tages Anzeiger, nel 2019 la Ruag avrebbero però venduto 25 di questi carri ad un’azienda bavarese a un prezzo sorprendentemente basso, scatenando un’indagine tedesca per sospetto di corruzione, poiché l’affare sembra essere stato intermediato da un ex funzionario della Ruag attraverso una società controllata dalla moglie. I carri comprati a 43mila franchi l’uno, sarebbero insomma stati venduti a 500 franchi.
L’azienda bavarese sta ora richiedendo la consegna dei 25 carri armati, indicando la possibile destinazione in Ucraina nonostante il principio di neutralità svizzero. E già immaginando guadagni milionari, visto che la guerra in Ucraina sta facendo letteralmente volare il prezzo dei tank di seconda e anche terza mano. Iniziativa che rischia di inguaiare non poco la Svizzera, e che ha sollevato interrogativi sulla gestione della Ruag da parte del governo. Di conseguenza, la Ministra della Difesa ha avviato un’indagine per chiarire la situazione.
Inoltre, la Svizzera è sotto il fuoco delle critiche per l’accusa di ospitare capitali russi nelle sue banche che potrebbero essere utilizzati per finanziare la guerra in Ucraina, indebolendo così le sanzioni contro la Russia. E tutto questo con le elezioni federali che si avvicinano.