Le sex worker italiane nella casa del sesso oltreconfine

Secondo un recente rapporto ISTAT, la prostituzione in Italia muove circa 4,7 miliardi di euro. A causa della legge Merlin si tratta ovviamente di un mercato sommerso, visto che sebbene nel nostro paese non sia illegale esercitare il “mestiere più antico del mondo”, ne è assolutamente vietato lo sfruttamento.

In sintesi, per le sex worker che esercitano all’interno dei nostri confini, a meno che non si scelga la strada, la vera difficoltà sta nel trovare un posto sicuro dove offrire questi servizi. Molte volte, da privati cittadini, può essere compromettente anche mettere a disposizione un alloggio in affitto: la legge presta il fianco a diverse interpretazioni.

Sebbene una delle specialità del Belpaese sia quella di trovare maniere più o meno originali per aggirare leggi restrittive, di recente si sta affermando un fenomeno che riguarda le “belle di notte” di casa nostra: sono sempre di più le donne italiane che scelgono l’Austria come luogo eletto per arrotondare, e di molto, le proprie entrate in tempo di crisi, e senza rischiare rogne con la legge. Com’è noto, nella culla dell’ex impero asburgico questa attività si può svolgere legalmente, e a poca distanza dal confine italiano.

Ce lo conferma Cristiano Fabris, manager originario di San Donà di Piave, che dal 2022 dirige la SPA per adulti Andiamo Club. Lo storico FKK carinziano, tornato alla ribalta due anni fa per la difficoltà di reperire personale adatto al bar, al ristorante e alla reception, ultimamente vanta la presenza di diverse donne italiane. “In tempi recenti abbiamo registrato un aumento della richiesta di donne italiane per esercitare la professione nel nostro Club. Va ricordato che non lavorano per noi, ma presso di noi, in questo la legge austriaca è molto rigida. Restano libere professioniste che possono incontrare i propri clienti in un contesto sicuro, sotto controllo medico e pagando le giuste tasse al governo austriaco”.

A quanto pare, la loro presenza attira molti nostri connazionali, sebbene gli italiani costituissero già il nocciolo duro della clientela del locale. A stuzzicare la fantasia dei clienti è la possibilità di calarsi in situazioni intriganti: le sex worker italiane, a differenza di chi si trova ad esercitare il mestiere per indigenza o per cause di forza maggiore, lo fanno per passione e sono disposte a fornire servizi tutt’altro che scontati. C’è la studentessa fuori corso che vuole guadagnare presto e bene, la specialista in pratiche trasgressive, la cosiddetta milf e anche la ragazza che nella vita svolge parallelamente il mestiere di pornostar. A quanto pare nel Club ce n’è per tutti i gusti, anche per chi preferisce sex worker dal fascino corvino: l’85% delle donne presenti proviene da paesi dell’est, Romania in particolare.

Si parte da mezz’ora di piacere a costi paragonabili, se non inferiori, a quelli che si devono sostenere per fugaci incontri in territorio italiano, ma svolti ai confini della legalità e con cospicue perdite per fisco italiano. Il dubbio che l’intoccabile legge Merlin del 1958 sia perlomeno da rivedere, viene.