Chiude un’altra farmacia, nelle Valli del Natisone ne restano solo due

Medicines arranged in shelves at pharmacy

Carenza di farmacie nelle Valli del Natisone: il caso in Regione.

La presenza di servizi farmaceutici nelle Valli del Natisone continua a ridursi. Con la chiusura della farmacia di Pulfero il 31 dicembre 2024, l’area che comprende sette comuni può contare ormai su sole due farmacie, una situazione che richiede un’attenta valutazione delle politiche sanitarie territoriali.

“È preoccupante che in un territorio già caratterizzato da criticità logistiche si continui a registrare una progressiva diminuzione dei servizi essenziali, dichiara la consigliera Simona Liguori – . La Regione ha il dovere di intervenire con misure concrete per garantire il diritto alla salute dei cittadini, soprattutto nelle aree periferiche dove la popolazione è prevalentemente anziana”.

Il fenomeno della riduzione dei presidi farmaceutici nella zona ha radici profonde: nel 2002 aveva chiuso la farmacia di Savogna, seguita negli anni da quella di Stregna. I tentativi di sopperire attraverso dispensari farmaceutici hanno mostrato limiti significativi: dopo vari passaggi di gestione, anche il dispensario di Grimacco ha cessato l’attività la scorsa estate.

L’interrogazione in Regione: “Serve ripensare il modello nelle aree montane”

“Non possiamo permetterci di lasciare la popolazione delle Valli del Natisone in questa situazione”, sottolinea Liguori. “Ho presentato un’interrogazione alla Giunta regionale perché è necessario un piano strategico che coinvolga tutti gli attori del territorio: sindaci, associazioni di categoria e comunità locali. Servono soluzioni innovative e sostenibili per garantire un servizio farmaceutico adeguato”.

La questione solleva interrogativi importanti sulle strategie che la Regione intende adottare per garantire i servizi sanitari nelle aree montane. L’interrogazione presentata chiede infatti alla Giunta di chiarire quali misure concrete verranno messe in campo, sia nell’immediato che nel lungo termine, per assicurare una distribuzione più omogenea delle farmacie sul territorio.

“È fondamentale ripensare il modello di assistenza farmaceutica nelle aree montane – aggiunge la consigliera – . Non si tratta solo di mantenere aperte le farmacie esistenti, ma di sviluppare un sistema che sia sostenibile nel tempo e che risponda alle reali esigenze della popolazione. La Regione deve farsi carico di questa responsabilità e incentivare il mantenimento dei servizi essenziali nelle aree meno densamente popolate“.