Il generale Vannacci presenta il libro al Centrale, ma i friulani non sono d’accordo.
Mentre Roberto Vannacci sta presentando il suo libro, Il mondo all’incontrario, al Centrale di Udine, i friulani se la prendono col Cec che gestisce la sala cinematografica recentemente restituita alla città. Il controverso generale, infatti, è tornato in città dopo esserci stato anche lo scorso novembre, occasione in cui diverse persone non erano riuscite a entrare in Sala Madrassi per esaurimento posti.
Sotto un post pubblicato dal Centro Espressioni Cinematografiche riguardo ad un film in proiezione (non attinente all’evento del generale, organizzato tra l’altro da esterni), è però scoppiata la polemica e molti hanno dato voce alla loro contrarierà esprimendo preoccupazione e sdegno perché il Cec ha concesso l’uso degli spazi.
“Il libro di Vannacci esprime posizioni umanamente, non politicamente, inaccettabili – è il parere di un friulano -. Il Centro Espressioni Cinematografiche diventa un megafono per queste idee, contribuendo a diffondere tali posizioni nel cuore della nostra città”.
“Inoltre, anche volendo trascurare la natura dell’autore e del volume stesso, è difficile comprendere come la presentazione di un libro il cui contenuto si discosta così fortemente dalle tematiche solitamente trattate all’interno delle sale del CEC non sia stata considerata semplicemente “non attinente”. Tale scelta sarebbe stata legittima e comprensibile. Inoltre, avrebbe evitato il rischio di generare polemica intorno alla mancata concessione dello spazio”.
Una posizione condivisa da molti, visti i commenti che si possono leggere sul social del Visionario (l’altro cinema gestito dal Cec): “In quanto frequentatrice ed estimatrice del Visionario, che ritengo essere una realtà di irrinunciabile valore per la città, non posso che rimanere attonita di fronte alla notizia e chiedermi come sia possibile che ospitiate la presentazione di un libro come “Il mondo al contrario” aggiunge una commentatrice.
E ancora: “Ospitarlo va contro tutto quello che millantate di coltivare e promulgare con il vostro operato, e soprattutto non ha nulla a che fare con la libertà di parola. Questa scelta è un affronto al vostro affezionato pubblico, e una caduta di stile non da poco” aggiunge un altro.
La risposta del Cec.
Dal canto suo, il Centro Espressioni Cinematografiche ha risposto ai commenti, spiegando la scelta: “Il Cec – scrive -, è un’associazione culturale di promozione cinematografica. Non esprime alcuna posizione politica. Cura la programmazione dei due cinema udinesi e considera le sale luoghi pubblici. Ci siamo dati la regola che le sale non possano essere negate (a pari condizioni di noleggio) ad alcuno. Il che non significa in nessun modo una condivisione dei contenuti degli incontri ivi ospitati”.
“Questo principio ci permette di essere assolutamente liberi – continua il Cec -. Abbiamo ospitato in passato altri incontri controversi e contrastati, ad alcuni dei quali, ad esempio, erano stati negati altri luoghi della città. Venir meno a questo principio anche una sola volta significherebbe creare un precedente che si ritorcerebbe al concetto di democrazia e di libertà, significherebbe togliere il ruolo di luogo pubblico delle sale cittadine, significherebbe tradire la fiducia che le istituzioni pubbliche hanno riposto in noi. Sempre nel rispetto della legalità, che non viene stabilita dalle nostre opinioni ma dalla legge. E il compito di verificare il rispetto della legge è della magistratura, non nostro”.
“Rinunciare a difendere un principio ora, ci porterebbe a non poterlo difendere neanche dopo.
Va comunque ribadito che questo è un noleggio sala nella cui organizzazione non siamo assolutamente coinvolti. Non risponderemo ulteriormente, preferiamo farlo con i film che quotidianamente proponiamo”.