All’università di Udine si sfrutta la realtà virtuale per la formazione.
Ogni anno, migliaia e migliaia di persone in Italia muoiono a causa di un arresto cardiaco. Praticare subito ed efficacemente la rianimazione cardiopolmonare (Rcp) aumenta significativamente le possibilità di sopravvivenza. L’organizzazione dei corsi di formazione richiede però risorse non indifferenti in termini di personale ed attrezzature.
Queste problematiche sono state affrontate da una ricerca svolta in collaborazione fra l’Università di Udine e l’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale e che ha portato alla creazione di un sistema in realtà virtuale per formare al meglio nelle procedure salvavita. Venerdì 16 ottobre, proprio nel giorno in cui lo European Resuscitation Council ha celebrato la giornata mondiale della Rcp, sono stati resi pubblici i risultati dello studio di efficacia del sistema di formazione udinese, pubblicati dal “Journal of Biomedical Informatics”, la rivista internazionale dedicata alle metodologie informatiche in ambito biomedico.
Il software è stato interamente realizzato dal laboratorio di interazione uomo-macchina – Hci Lab dell’ateneo friulano. “Questo sistema di addestramento – spiega Luca Chittaro, direttore di Hci Lab – è il più recente di una lunga serie di simulatori in realtà virtuale creati negli ultimi 20 anni dal nostro laboratorio e che spaziano su numerosi tipi di emergenze, dagli incidenti aerei agli attacchi terroristici”.
“Lo studio pubblicato – spiega Fabio Buttussi, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche dell’università di Udine – ha visto la partecipazione di due gruppi di persone che hanno provato il sistema di addestramento totalmente immersi nella realtà virtuale grazie ad un casco e dei sensori per il tracciamento dei movimenti delle mani, ma uno dei due gruppi ha usato il sistema con manichino integrato, mentre l’altro senza. Entrambi i tipi di addestramento in realtà virtuale – aggiunge Buttussi – hanno avuto effetti positivi sulla conoscenza della procedura Rcp e sulle abilità manuali per eseguirla sia con che senza il manichino, il quale si è rivelato utile per comprendere la corretta pressione da esercitare sul torace della persona da soccorrere”.