A Udine la liberazione dal nazifascismo sarebbe arrivata il 1° maggio.
Settantacinque anni fa, l’Italia cominciava a essere liberata dall’occupazione tedesca e dal fascismo. Era il tramonto di una Seconda Guerra Mondiale cruenta e dolorosa, e l’alba di un nuovo Stato. Oggi, il 25 aprile ricorda quel sacrificio di uomini per un ideale di libertà che ha consentito al nostro Paese di diventare una Repubblica.
Ma qual è la situazione in Friuli il 25 aprile 1945? A ripercorrerla è lo storico Flavio Fabbroni. “A Udine ci sono ancora i tedeschi, ma sono i giorni in cui anche qui viene lanciata la lotta finale verso il nazifascismo – sottolinea lo studioso -. Si susseguono gli attacchi e gli attentati, con gli alleati che si muovono per la città. È però chiaro per tutte le persone con un po’ di senno che per le forze dell’Asse (Germania, Italia e Giappone, ndr) sia finita. È soltanto questione di tempo”. E infatti, il successivo 1° maggio anche Udine viene liberata (nella foto copertina, gli Alleati in città): le truppe tedesche battono in ritirata, arrivano i partigiani a presidiare la zona e la stazione viene occupata. La popolazione scende a salutare festosamente i liberatori. Il famoso comandante Vanni, dell’Osoppo, andrà con la bandiera dell’Anpi a Cervignano per celebrare la ricorrenza. “Per l’Italia, poi, c’è stata più dignità rispetto ai nostri alleati: la Germania – analizza Fabbroni – è stata divisa in due, per il Giappone la resa è stata senza condizioni. Noi abbiamo avuto la Costituzione e la Repubblica”.
Per Udine e il territorio rimangono l’eroismo di chi ha combattuto contro il nazifascismo ed esperienze speciali come la Repubblica Libera della Carnia nel 1944 “la più importante delle zone libere e che oggi viene finalmente valorizzata” aggiunge lo storico. E mentre, a pochi mesi da quella pagina di storia che ha visto Ampezzo come capitale, si susseguono eventi tragici – come la strage partigiana di Porzus – o coraggiosi – l’assalto gappista nelle carceri di Udine – il 25 aprile 1945 Milano, e poi tutto il Nord, si preparano a riconquistare la libertà. “Ma far rivivere questa data in Friuli non è mai stato facile, anche a causa della presenza del confine – ricorda Fabbroni -. Nel 1946 c’è la prima celebrazione della ricorrenza, però un anno dopo c’è l’espulsione delle sinistre dal Governo. Nel 1948, addirittura, il Ministero istituisce il divieto di indossare le divise e fare manifestazioni in luoghi pubblici. Senza dimenticare tutti i processi ai partigiani nel secondo Dopoguerra. Insomma, anche in Italia celebrare la Liberazione per lungo tempo non è stato così semplice. Oggi, per fortuna, le cose sono cambiate”.
E ora, che cosa è rimasto di quella eredità? “Purtroppo – conclude Fabbroni – oggi le scuole non studiano molto la storia contemporanea. E così, mancano le basi per un ragionamento su ciò che siamo. È un peccato, soprattutto perché riguarda i più giovani, il nostro futuro”.