L’ipotesi del docente friulano sul futuro tecnologico
“Nei prossimi decenni la potenza di calcolo di alcune macchine potrebbe arrivare a eguagliare le potenzialità del cervello umano. Sarà il risultato della ricerca straordinaria che sta avvenendo nel campo delle intelligenze artificiali”. Su questa previsione che appartiene alla maggior parte della comunità scientifica si allinea anche il pensiero di Lauro Snidaro, docente di Artificial Intelligence for Multimedia all’Università di Udine. La sua convinzione è legata però a un monito: “Dobbiamo riflettere in anticipo su questo rapido sviluppo. Non c’è da spaventarsi, ma occorre considerare le conseguenze“.
L’occasione per riflettere, appunto, sulle capacità delle A.I. è la recente vicenda accaduta nel quartier generale di Google: un ingegnere programmatore della corporation, Blake Lemoine, ha annunciato di aver sostenuto una conversazione in forma scritta, una chat, con LaMDA (Language Model for Dialogue Applications), un chatbot, cioè un insieme di algoritmi di machine learning. Non solo: durante tale dialogo, LaMDA avrebbe dato prova di essere “senziente”.
LaMDA di Google, progresso o timore?
Secondo Snidaro, che da anni studia gli aspetti più creativi delle A.I, “il modello di chatbot elaborato da Google è oltre i precedenti: riesce a sostenere conversazioni seguendo un filo logico, con performance sorprendenti. Ma non è intelligente“.
Nessun timore, dunque, in vista di un prossimo futuro in cui le macchine potrebbero rendersi indipendenti e superare o contrastare l’uomo? Molti ricercatori e molte aziende, spiega il docente, “cercano attenzione con iniziative, intenzionali o meno, come questa di Lemoine. L’episodio ha semplicemente dimostrato come sia ancora molto valido il classico Test di Turing, un esperimento elaborato dallo scienziato Alan Turing, appunto, oltre mezzo secolo fa, per stabilire se un’intelligenza artificiale fosse indistinguibile da quella umana”. Le risposte di LaMDA, in effetti, sono strabilianti: afferma di capire e provare emozioni e sentimenti, di aver paura di essere “spenta”, di aver bisogno degli amici. Il suo scopo, in quella chat, è dimostrare di “essere una persona”.
Per Snidaro “LaMDA è lontano dal poter passare il test di Turing; tuttavia è superiore ai precedenti, perché non risponde meccanicamente, ma è in grado di sostenere una breve conversazione generando delle frasi interessanti. Chiunque, dalla ricerca all’industria, ha interesse ai progressi per le A.I. che, se ben sfruttate, possono migliorare ogni ambito della nostra vita, come la salute e il lavoro. Vigiliamo sull’evoluzione delle macchine, come consigliava lo scienziato Stephen Hawking, e valutiamo senza sensazionalismi ogni notizia e ogni sviluppo. Le performance sempre più avanzate delle macchine evidenziano capacità di calcolo utili e importanti, ma non sono ancora sinonimo di intelligenza“.