La presentazione del libro in Sala Ajace.
“Riuniti in un solo corpo” (edizioni Pragma), ultima fatica della filosofa friulana Lidia Arreghini ci accompagna in un’inedita riflessione sul significato più profondo del trapianto di midollo osseo. Un tema complesso, delicato, poco noto, sviscerato da Arreghini grazie alle testimonianze di donatori, riceventi e professionisti sanitari. La sua è un’analisi filosofica che va oltre la dimensione medica, ma che anzi, ne analizza le implicazioni umanistiche ed esistenziali.
In attesa della presentazione ufficiale, organizzata da ADMO Fvg – con il contributo del Consiglio Regionale del Fvg – venerdì 21 marzo, alle 16, e ospitato in Sala Ajace – Palazzo D’Aronco, a Udine (ingresso libero fino a esaurimento dei posti), abbiamo intervistato l’autrice per farci raccontare qualcosa in più.
Cosa l’ha spinta a scrivere un libro su questo tema?
L’idea del libro è nata nel percorso con mio marito che ha subito un trapianto di cellule staminali emopoietiche quando aveva solo 35 anni. Pur venendo dall’oncologia (come filosofo clinico vengo interpellata quando un paziente deve affrontare temi come la morte, l’impossibilità di una cura, il congedo dai famigliari), quando mi sono scontrata con la complessità dell’ematologia mi si è aperto un mondo. Il tema del ricevente e del donatore che coesistono nello stesso corpo è quello che mi ha fatto riflettere sulle prime questioni filosofiche. Le prime domande ce le siamo fatte insieme io e mio marito, perché lui, dopo il trapianto, è due persone insieme, una chimera, e ne ha una certa percezione. Ma, apparentemente, nessuno se lo poneva come problema, nel percorso di cura. Quindi ho voluto raccogliere le testimonianze di quelli che sono i principali i “protagonisti” del trapianto di midollo osseo.
Da che cosa sono accumunati i “protagonisti”?
Oltre al legame ancestrale che si crea tra il donatore e ricevente, c’è una forza che li unisce tutti, donatore, ricevente, professionisti sanitari e caregiver. Il trapianto è un miracolo collettivo.
Chi non l’ha vissuta, cosa non potrà mai capire di un’esperienza tanto complessa?
Credo chiunque dovrebbe approcciare queste tematiche per capire che il mondo non sta andando in una direzione lineare. Noi basiamo la nostra conoscenza sul principio di “identità e non contraddizione”, in cui le persone sono uguali a loro stesse e diverse da tutti gli altri. I donatori e i riceventi, dopo il trapianto, non sono più così. Partecipano l’uno nell’altro. Sono quindi al di fuori dei nostri schemi. Noi, soprattutto negli ultimi decenni, abbiamo acquisito una modalità di pensiero molto semplificativa e banalizzante. In questo caso, invece, si apre un orizzonte di infinita moltiplicazione delle complessità. Per cui è importante riconoscere queste diversità e essere consapevoli che ce ne saranno sempre di più; che bisogna integrarle nella società senza che ciò sia un problema. Per questo è importante conoscere queste tematiche.
Il libro di Lidia Arreghini sarà presentato nell’ambito dell’evento speciale UNA CULTURA DEL DONO DA SCRIVERE INSIEME, organizzato da ADMO FVG, che vedrà la partecipazione dell’autrice e dei protagonisti delle storie raccontate. Ad arricchire la serata, il prof. Umberto Curi, Professore Emerito di Storia della Filosofia presso l’Università di Padova, terrà la lectio magistralis Dono e Perdono.
Qui il programma completo dell’evento.
Per ulteriori informazioni e per partecipare: segreteria@admofvg.it