La giunta comunale di Udine ricorre contro i rilievi dell’Anac.
Il Comune di Udine ricorrerà al Tar del Lazio contro la determina dell’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione, che aveva rilevato presunte irregolarità nella gestione dello Stadio Friuli, chiamando in causa l’amministrazione comunale e l’Udinese Calcio. La decisione è stata presa oggi dalla giunta comunale guidata dal sindaco Pietro Fontanini.
“Abbiamo dato mandato ai nostri avvocati di presentare un ricorso redatto in 37 pagine e già depositato al Tar – ha spiegato il sindaco – affidandoci a un avvocato del foro di Roma per sostenere le tesi del Comune di Udine”.
La tesi del Comune sulla gestione.
Il primo cittadino ha evidenziato, che alla base del ricorso, c’è l’idea che “lo stadio Friuli è in gestione all’Udinese Calcio e dunque non può essere considerato uno stadio pubblico come l’Anac sostiene”. Le presunte irregolarità evidenziate dall’Autorità anticorruzione riguardano, infatti, il fatto che l’impianto non possa essere considerato alla stregua di una struttura privata di proprietà dell’Udinese Calcio e non possa cessare dalla sua funzione di bene pubblico. Inoltre, che è illegittimo il cambio di denominazione dell’impianto, associato a uno sponsor e, infine, è stato accertato l’omesso controllo da parte del Comune dei lavori di manutenzione di 250 mila euro annui che devono essere eseguiti dalla società sportiva.
Deve continuare a chiamarsi Stadio Friuli.
“Due sono le osservazioni dell’Anac che condividiamo – ha commentato il sindaco – quella che lo stadio deve chiamarsi Stadio Friuli e che si debba proseguire, da parte di società bianconera e Comune, con la realizzazione del progetto per lo stadio 2.0”. Infine il primo cittadino ha auspicato che questo ricorso “sia comunque recepito dall’Udinese Calcio come un’iniziativa positiva che testimonia la nostra vicinanza e la volontà di collaborazione”. Con riferimento ai rilievi dell’Anac, la società bianconera nei giorni scorsi si era dichiarata “pronta a lasciare la Dacia Arena chiedendo la risoluzione anticipata del contratto con il Comune a fronte delle presunte inadempienze rilevate”.