Dodici anni fa a La Quiete di Udine finivano le sofferenze di Eluana.
Sono passati 12 anni da quel lontano 8 febbraio 2009. Una data che rappresentò uno spartiacque per chi, da tempo, chiedeva una legge sul fine vita. L’8 febbraio di quell’anno, in una stanza de La Quiete di Udine, dove era arrivata da Lecco, terminava l’esistenza di Eluana Englaro. Un calvario durato 17 anni in cui la giovane donna visse in stato vegetativo in seguito a un incidente stradale.
In quei giorni l’attenzione internazionale si posò su Udine. Cronisti, cameraman e furgoni di molte televisioni nazionali e internazionali stazionarono nei pressi della Casa di cura comunale che, dopo varie peripezie aveva accolto Eluana per accompagnarla al termine, con l’interruzione della nutrizione artificiale, delle sue sofferenze e di quelle dei suoi genitori.
All’epoca dei fatti era sindaco del capoluogo friulano Furio Honsell. “Dodici anni fa, a Udine, cessava di respirare Eluana Englaro – ricorda l’ex sindaco –. Non cessò di vivere nel 2009. Ciò avvenne altrove, diciassette anni prima. Una rianimazione non andata a buon fine la lasciò in uno stato vegetativo. Udine – prosegue Honsell – fu l’unica città che seppe accogliere un padre e una figlia in una fase tremenda della loro vita. Udine città dei diritti civili, seppe garantire loro il diritto alla giustizia. Tutti i livelli di giudizio infatti avevano autorizzato la rimozione del sondino naso-gastrico, come chiedeva il padre in nome della figlia. Udine seppe così rendere esigibile il diritto al rifiuto delle cure quando queste sono degradanti, come sancisce la nostra Costituzione”.
Honsell ricorda il papà di Eluana, Beppino, originario di Paluzza “un eroe civile per aver sostenuto con forza una battaglia di civiltà senza ipocrisie, aprendo la strada alla legge 219/17 sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento. Il progresso scientifico ci obbliga un’elaborazione bioetica permanente e responsabile, che metta in discussione i risultati di ogni nuova conquista. Ma il progresso civile – conclude Honsell – si raggiunge solamente quando il pensiero bioetico si rafforza dello slancio di amore di un padre”.