Questo è l’anno del primo olio per l’azienda, lo scopo didattico e non.
La produzione di olio in Friuli si fa più consistente. Questo grazie all’Azienda agraria universitaria “Servadei”, che nell’udinese ha piantato 200 nuovi olivi che vanno ad aggiungersi agli altrettanti già presenti. Nel caso in cui questa fosse una buona annata per la produzione di olive, il 2022 sarà così il primo anno in cui l’azienda agraria dell’università di Udine potrà offrire al pubblico questo prodotto, molito a freddo nel frantoio dell’Istituto Agrario di Cividale. Ma l’importanza dell’oliveto “Servadei” va oltre la semplice produzione di olio. L’azienda universitaria li utilizza anche per studiare capacità di queste piante di resistere al freddo, in zone come quelle friulane, storicamente meno inclini alla loro coltivazione.
“La coltura dell’olivo è da tempo considerata interessante per il Friuli e per questo i ricercatori dell’Università di Udine lavorano da una decina d’anni sulla coltura – racconta Raffaele Testolin, docente del Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali e animali che ha seguito per anni la coltura dell’olivo. Le poche bottiglie prodotte negli ultimi due anni sono state particolarmente apprezzate per la qualità dell’olio, dolce e profumato, tipico delle produzioni di zone fredde vocate all’olivicoltura”. Il motivo per cui fino ad adesso l’azienda universitaria non è ancora uscita con un olio di sua produzione è che le ultime annate pare siano state particolarmente sfortunate per la produzione di olive in tutto il Friuli, come nel Carso. Secondo Testolin, però, questo il primo anno in cui l’azienda ‘Servadei’ sarà in grado di offrire un prodotto sia ai propri dipendenti sia ai clienti.
La storia degli oliveti nell’azienda universitaria.
L’azienda agraria universitaria ha iniziato con la coltivazione dell’olivo nel 2013 grazie a Paolo Ermacora, ricercatore del Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali e animali. Lui per primo ha introdotto una collezione di varietà autoctone, tra le quali Bianchera, Buga, Gorgazzo, Cernica, Drobnica, Cabona, Piasò, Rocca Bernarda e qualche altra.
Nel 2015 viene poi piantato nella sua sede definitiva – o messo a dimora, come si dice in gergo tecnico – un oliveto didattico-commerciale di circa 160 piante. Al suo interno ci sono una serie di varietà autoctone e nazionali, coltivate abitualmente in Friuli, tra le quali Bianchera e Gorgazzo. Ma anche tra le migliori autoctone, come il Grignano, molto diffuso sulle sponde del lago di Garda. E infine il Leccino, il Maurino e il Pendolino, a diffusione nazionale, ma ben presenti da tempo nel Carso Triestino e in Friuli.
Su questi impianti sperimentali l’azienda agraria ha condotto prove di impollinazione in collaborazione con i tecnici dell’ERSA e tesi di laurea sui gruppi di incompatibilità dell’olivo. Nello stesso anno, il professor Testolin allestisce una prova in sei diverse località, tra cui l’azienda sperimentale Servadei, mettendo a dimora le migliori varietà di olivo del Nord Italia, scelte per la qualità dell’olio e la resistenza al freddo. In questa collezione sono raccolte in prova 15 varietà.
Infine, grazie all’impulso dell’Ateneo, nel 2022 sono stati messi a dimora questi altri olivi in un appezzamento liberatosi in prossimità del primo impianto commerciale. “Le varietà impiantate – Grignano, Leccio del Corno, Gorgazzo, Picholine, Itrana e Ravece”, sottolinea il direttore dell’azienda agraria Servadei, Piergiorgio Comuzzo. “Sono il frutto della dedizione e dell’esperienza maturata da tutti i soggetti coinvolti in questo percorso. Sperin che sedi une buine anade per un bon ueli furlan”.