I rilievi dell’anticorruzione sullo stadio di Udine.
Ventisette pagine per muovere osservazioni sulla convenzione di 99 anni tra Comune di Udine e Udinese calcio Spa per la gestione dello stadio cittadino. A tanto ammonta la delibera presentata dall’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione, in riferimento al “patto” che garantisce la gestione dell’impianto sportivo alla società bianconera in cambio dei lavori di ammodernamento pari a più di 21 milioni di euro.
La convenzione è stata stipulata nel 2013, quando a guidare il Comune c’era il sindaco Furio Honsell. Quattro i rilievi mossi da Anac. Il primo riguarda l’omesso controllo sulle manutenzioni da 250mila euro l’anno, imputato al Comune per gli interventi di pertinenza della società sportiva. Poi, secondo quanto asserisce Anac, la fidejussione presentata dall’Udinese al momento della stipula del contratto sarebbe stata formalizzata da una società priva dei requisiti. L’Autorità invita poi il Comune a riprendere il procedimento per la realizzazione dei lavori migliorativi, arenatosi nel 2017 alla progettazione definitiva.
Infine, la querelle sul nome. Secondo Anac, un punto sul contratto stabiliva esplicitamente il mutamento del nome dell’impianto, che invece è stato ribattezzato – secondo logiche commerciali – “Dacia Arena”, in sostituzione dello storico nome “Stadio Friuli” presente fin dal 1976, quando l’impianto dei Rizzi è stato inaugurato. Molti tifosi dell’Udinese non hanno mai gradito il cambio di denominazione. E ora, un ente dà loro ragione.