Il bilancio della mostra La Forma dell’Infinito a Udine.
Superata la soglia dei 58mila visitatori per la grande mostra “La Forma dell’Infinito” di Casa Cavazzini. Mercoledì si è tenuto un incontro presso la galleria d’arte moderna cittadina alla presenza degli assessori Fabrizio Cigolot (Cultura) e Maurizio Franz (Grandi Eventi), con il direttore artistico don Alessio Geretti, che hanno voluto ringraziare il personale dei Civici Musei, del comitato di San Floriano, dell’associazione “Arteventi” che ha curato le visite guidate e tutti gli operatori della cooperativa “Sistema Museo” che ha curato i servizi di guardania e custodia per l’impegno profuso ed o lusinghieri riscontri conseguiti.
Franz ha posto l’accento sul risultato dei quasi 60mila visitatori, “pur in un periodo non semplice a causa delle restrizioni e delle limitazioni legate alla pandemia”, aggiungendo che la mostra ha “garantito importanti ricadute per i nostri commercianti e per gli operatori”. Cigolot, dal canto suo, ha rilevato che “questa mostra segna un punto di svolta per Udine perché d’ora in avanti, sulla base dell’esperienza acquisita, Casa Cavazzini potrà porsi come punto di riferimento per le più importanti iniziative espositive”.
“Una mostra è una appassionante opera collettiva – ha commentato don Alessio Geretti – . A Casa Cavazzini lo abbiamo sperimentato, tanto a partire dalla preparazione della mostra “La forma dell’infinito”, quanto nell’aprirne le porte alle 60mila persone che l’hanno attraversata o, forse, abitata. Rendere possibili quegli incontri con la bellezza, creare le condizioni affinché la vita e il pensiero che c’è in ogni opera possa toccare e smuovere nell’intimo le persone domanda competenza, accuratezza, accoglienza, domanda soprattutto un ambiente umano nel quale – non meno che nelle sale espositive e tra le luci e i colori dell’allestimento – l’arte possa sprigionare il suo potenziale”.
“Tutti coloro che, ciascuno con una precisa missione, hanno lavorato nella grande mostra di Casa Cavazzini, hanno saputo operare in stile di affiatamento e offrire un garbato ed efficace accompagnamento ai visitatori, come è necessario per un evento di questa qualità ma anche di notevole complessità per via dei flussi ingenti da gestire in modo che l’immersione nel bello avesse il giusto agio. Quando poi i giovani che lavorano in un evento del genere si lasciano conquistare dai racconti delle opere d’arte e dai messaggi che la mostra consegnava di stanza in stanza, rimangono segnati da un’esperienza che non è soltanto un’occupazione, ma una dedizione – continua don Alessio Geretti – Si percepisce di dare un contributo, piccolo ma prezioso, all’elevazione dell’umano. Perciò, nonostante la fatica di certe giornate, tra il personale di sala e quello di biglietteria e tra le guide e il personale di prenotazione circolava l’entusiasmo di aver preso parte a un’opera bella da ogni punto di vista, perfettibile come tutte le opere umane ma bella, significativa. La levatura e il successo della mostra La forma dell’infinito e lo stile con cui è stata costruita e gestita indica ora una strada per il futuro, generando giustamente l’attesa che Udine sappia esprimere sempre, in quel luogo così gradevole, proposte culturali che lascino un segno nell’anima e che diano un’occasione di lavoro qualificante a tanti ragazzi ricchi di talento”.
Anche da parte di tutti gli operatori convenuti, per maggior parte giovani, spesso alla prima esperienza, è stata espressa grande soddisfazione per l’avvio di un percorso molto gratificante sotto il profilo della crescita professionale ed estremamente arricchente dal punto di vista umano. Sono stati circa un centinaio gli operatori impiegati per servizi di custodia, come guide e per altre mansioni, al netto del personale interno all’amministrazione e degli altri servizi assegnati all’esterno (promozione, sorveglianza, etc.).