La convenzione tra la parrocchia e il tribunale.
Un modo nuovo, diverso e originale per estinguere una pena. E Udine, in questo senso, farà da apripista. Arriva nel capoluogo friulano una delle prime convenzioni che vedono una “alleanza” tra Chiesa e tribunale.
A sottoscrivere l’intesa sono stati don Angelo Favretto, parroco di San Giorgio Maggiore in Udine, in via Grazzano, e Paolo Corder, presidente del tribunale udinese. La Parrocchia quindi, previo accordi scritti con gli interessati (imputati) sottoscriverà convenzioni per attivare ed avviare i lavori di pubblica utilità, spesso propedeutici a estinzione di reati e diminuzione o annullamenti di pene pecuniarie. Tutto questo con la supervisione dell’autorità giudiziaria e della Polizia giudiziaria, eventualmente chiamata a vigilare sul corretto adempimento.
Grande soddisfazione per questa novità è stata espressa da don Angelo che, assieme ai suoi addetti del Consiglio Affari Economici della parrocchia, ha voluto percorrere questa opportunità. “Qui da noi ci sono sempre molte cose da fare, dai riordini, alle tinteggiature, sistemazioni aule, pulizie della Chiesa e della Canonica, giardini, apertura e chiusura delle Chiese, nonché consegna plichi ed altro. Sono tutte attività – rimarca il sacerdote – che possono e devono essere svolte da chi ha piacere di convertire un reato con un’azione buona ed a favore della collettività”. Sarà istituito un apposito registro per le presenze.
Viene quindi lanciato un appello a chiunque ne avesse bisogno, e in base alle disponibilità, di contattare la Parrocchia al numero 0432/502025 per fissare un incontro conoscitivo e valutare l’avvio dei lavori. L’appello è rivolto a tutti, in particolare Studi Legali e imputati.
L’opportunità può essere riservata nei casi di violazione del Codice della Strada (articoli 186 comma 9-bis e 187 comma8-bis), o della legge sugli stupefacenti. Oppure ancora, come obbligo dell’imputato in stato di sospensione del processo e messa alla prova, così come congiuntamente alla pena dell’arresto o alla detenzione domiciliare. Poi, è valida anche come obbligo del condannato ammesso alla sospensione condizionale della pena. E, infine, anche per i detenuti. Un modo diverso per riabilitarsi.