La 30enne condannata per omicidio stradale a Udine.
Nessuna condanna avrebbe mai potuto ripagarli della tragica perdita della loro cara, ma i familiari di Bruna Miani hanno almeno ricevuto una parziale risposta dalla giustizia penale.
Oggi, in tribunale a Udine, nell’udienza preliminare avanti il Gip Carlotta Silva, ha chiesto e ottenuto di patteggiare la pena di due anni di reclusione, ma senza la concessione della sospensione condizionale, Laura Carrara, la trentenne di Manzano che il 3 novembre 2020 ha investito e ucciso l’ottantenne di Corno di Rosazzo mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali appena fuori dell’ospedale S. Maria della Misericordia di Udine. Le è stata altresì inflitta la sanzione accessoria della revoca della patente più una sanzione amministrativa di 500 euro. Tenendo conto delle leggi italiane, una condanna rilevante.
Il dramma si è consumato alle 9.30 in piazzale S. Maria della Misericordia, al civico 15. Miani, conosciuta e ben voluta da tutti nel suo paese e nel Cividalese, dove risiedeva prima del matrimonio, anche per il suo impegno nella locale Associazione Ricreativa per la Terza Età, era appena uscita dall’ospedale dove si era recata con il marito per una visita e aspettava l’anziano consorte che era andato a prendere l’auto al parcheggio. Visto arrivare il coniuge, gli è andata incontro e ha attraversato la strada, una carreggiata a senso unico che poi conduce verso via Pieri, usando l’apposito attraversamento pedonale.
È stato allora che Carrara, proveniente dalla zona di via Forni di Sotto, percorrendo il tratto rettilineo del piazzale verso via Pieri ha travolto l’anziana, che è stata caricata sul cofano, ha sfondato il parabrezza ed è rovinata sull’asfalto dopo un volo di svariati metri, colpendo il margine rialzato del marciapiede destro. La vittima inizialmente era cosciente ma i politraumi riportati nel terribile impatto, con l’auto e con la strada, erano troppo gravi e, nonostante l’immediato trasporto al pronto soccorso del confinante nosocomio e i tentativi dei medici di salvarla, è spirata alle 12.55. Sul posto per i rilievi anche gli agenti della polizia locale di Udine. Una dinamica ancora oggi inspiegabile, dato che si era di giorno, in condizioni ideali per guidare (cielo sereno, visibilità ottima, fondo asciutto), in un tratto a senso unico e in un punto frequentatissimo dai pedoni, appena fuori dell’ospedale, dove infatti vige il limite dei 50 km/h.
A rendere ancora più tragico il dramma, il marito Giuseppe ha assistito in diretta al tragico investimento. Per lui è stato un colpo durissimo, come per i due figli Alberto e Massimiliano: Bruna, che godeva ancora di ottima salute, aveva dedicato tutta la vita alla sua famiglia, di cui era il perno. I familiari, per essere assistiti e ottenere giustizia, tramite il responsabile della sede di Udine Armando Zamparo, si sono affidati a Studio3A-Valore Spa, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell’avvocato del foro di Udine Elisabetta Zuliani.
Il Pubblico Ministero della Procura di Udine, Marco Panzeri, titolare del procedimento penale, ha subito iscritto nel registro degli indagati l’automobilista per il reato di omicidio stradale e con l’aggravante di aver circolato con un veicolo non assicurato: la polizza era scaduta da due mesi. Un’ulteriore grave omissione che ha complicato l’iter risarcitorio in quanto Studio3A si è dovuto rivolgere al Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada che risponde (o meglio dovrebbe farlo) per i danni causati da veicoli non identificati o non assicurati, ma le cui procedure sono notoriamente più lente e farraginose, e infatti i congiunti della vittima ad ora sono stati risarciti solo parzialmente.
Il Sostituto Procuratore ha disposto sia la perizia autoptica sia quella cinematica per ricostruire la dinamica, le cause e le responsabilità del sinistro, affidando la prima al medico legale Lorenzo Desinan, la seconda all’ingegner Marco Pozzati: alle operazioni peritali hanno partecipato, rispettivamente, anche il medico legale Enrico Ciccarelli e l’ingegner Iuri Collinassi, come consulenti tecnici di parte della famiglia messi a disposizione da Studio3A.
Nelle sue conclusioni, Pozzati ha rilevato come “nessuna censura può essere mossa alla signora Miani intenta ad attraversare sulle strisce pedonali, avendo iniziato l’attraversamento quando l’auto si trovava a una distanza di ben 52 metri, per cui con legittima aspettativa che la stessa si arrestasse per concedere la dovuta precedenza”. Purtroppo, così non è stato. “La causa unica ed esclusiva del sinistro – aggiunge – è da ricercare nella condotta disattenta dell’automobilista che non si avvedeva del pedone sulle strisce pedonali, nonostante l’esistenza della zebratura e di idonea segnaletica verticale che evidenziano l’attraversamento pedonale e per di più di un abbigliamento “colorato” della signora Miani: non vi era alcun impedimento oggettivo alla percezione del pedone”.
Acquisite tutte le perizie e i vari rapporti, il Pm ha chiuso l’indagine chiedendo il processo per l’imputata perché, “per colpa consistita nella violazione di norme sulla circolazione stradale (art. 191, comma 1, del Codice della Strada) cagionava a Bruna Miani lesioni personali che ne causavano il decesso (…). In particolare, alla guida di un veicolo peraltro privo di copertura assicurativa, ometteva di arrestare la marcia e di dare la precedenza alla vittima che stava attraversando la corsia di marcia, da sinistra verso destra, utilizzando l’attraversamento pedonale ivi presente” per citare l’atto. Richiesta riscontrata dal Gip con la fissazione dell’udienza preliminare di oggi, conclusasi con il patteggiamento a due anni di reclusione senza condizionale: saranno stabilite in un secondo tempo le modalità con cui la trentenne dovrà scontare la pena.