A Udine si alza il tono dello scontro politico: il consiglieri del centrodestra spiegano perché il loro esposto, che ha portato l’indagine avviata dalla Procura con l’iscrizione nel registro degli indagati del sindaco Alberto De Toni e dell’assessore Marchiol, avrebbe un fondamento giuridico.
“I consiglieri firmatari dell’esposto prendono atto che l’indagine avviata dalla Procura ha trovato fondamento giuridico con l’iscrizione del sindaco De Toni e dell’Assessore Marchiol nel Registro degli indagati, a differenza del consigliere Salmè che non è stato iscritto nonostante l’esposto riguardasse anche la sua persona. Tutto ciò sta a significare che gli indizi a carico del sindaco e dell’assessore in possesso del Pm hanno una rilevanza diversa rispetto a quelli a carico del consigliere. A nostro avviso quindi l’iscrizione della notizia di reato non si può definire semplicemente un atto dovuto, soprattutto dopo la riforma Cartabia”. Lo dichiarano in una nota i Capigruppo del Centrodestra in Consiglio Comunale a Udine, Francesca Laudicina (Lega), Luca Onorio Vidoni (FdI), Giulia Manzan (Lista Fontanini), Loris Michelini (Identità Civica) e Giovanni Barillari (FI).
“Fino a quando non verrà fatta chiarezza non accetteremo la sconfitta e non l’accetteremo mai perché frutto di un’intesa elettorale illecita e antidemocratica – continuano i consiglieri di centrodestra – . Non ci accontentiamo delle giustificazioni del Sindaco e del suo legale che evidenziano solo che l’accordo è stato fatto alla luce del sole e che non c’era dolo. Non ci accontentiamo nemmeno delle scuse della Maggioranza che sostiene che si è sempre fatto così, perché lo stesso centrodestra, a suo tempo, aveva chiesto invece le dimissioni dell’allora Presidente della Provincia Marzio Strassoldo, esponente proprio della medesima parte politica, coinvolto in caso analogo e condannato dal Tribunale di Udine”.
“L’illecito ha comportato un problema di rispetto della Costituzione e di tutte le leggi elettorali privando le minoranze di due consiglieri comunali che la stessa normativa prevede, e tutto ciò scientemente e dolosamente perché l’apparentamento avrebbe comportato la perdita di tre consiglieri della maggioranza già eletti (uno del Pd e due della Lista De Toni Sindaco). Essendoci un premio di maggioranza 60 a 40, l’accordo “sottobanco”, anche se pubblico, ha rappresentato una manipolazione del sistema che ha penalizzato l’attuale opposizione riducendone il numero degli eletti da 16 a 14, ingannando così gli elettori e privandoli della rappresentatività in seno al Consiglio comunale”.
“Ricordiamo a De Toni e alla sua Maggioranza che i consiglieri di opposizione hanno diritto e dovere di compiere attività ispettiva a trecentosessanta gradi per verificare tutte le situazioni ambigue. Il contratto firmato non ha alcun valore giuridico ma è un raggiro degli elettori, i quali al ballottaggio non sapevano che votando De Toni avrebbero poi votato in toto il programma dell’Assessore Marchiol, che gran malumore ha provocato in questi mesi. Abbiamo piena fiducia nella Magistratura e nel frattempo continueremo a occuparci dei temi della nostra Città.”