Dopo la morte dell’imprenditore giapponese, a Udine sono scattate le nuove misure anti-alcol. Ma non mancano le critiche
A Udine sono ufficialmente entrate in vigore le nuove misure anti-alcol. L’ordinanza firmata dal sindaco Alberto Felice De Toni punta a contrastare l’aumento di episodi di violenza registrati in città nelle ultime settimane, culminati con la tragica morte dell’imprenditore giapponese Shimpei Tominaga, ‘colpevole’ unicamente di aver cercato di sedare una rissa tra due bande di giovani.
Nuove regole per la vendita e la somministrazione di alcolici
Le misure introdotte dal Comune hanno subito suscitato perplessità e polemiche. Nel mirino, in particolare, è finita la zona di borgo stazione dove non si possono più vendere alcoli per asporto dopo le 18 (e fino alle 8 del mattino) mentre nel resto della città la limitazione vale dalle 21 alle 8 per la vendita e a partire dall’una di notte per la somministrazione nei locali.
Ieri le forze dell’ordine hanno svolto diversi servizi di controllo, specie nella zona della stazione. Molti esercenti, costretti a spiegare alla clientela le nuove misure, si sono detti perplessi per la loro efficacia.
Il Comitato Udine Sicura contesta l’intervento del Comune
Chi, fin da subito, ha criticato l’operato dell’Amministrazione comunale è il Comitato Udine Sicura. “Gli ultimi accadimenti in città – si legge in una nota – ci fanno pensare a quanto tempo sia stato buttato via da parte delle istituzioni, prima di pensare a risolvere problemi che ogni cittadino dotato di normale comprendonio notava, e che noi abbiamo segnalato da settembre. Non ci hanno mai preso sul serio, non ci hanno considerato, forti della loro sicurezza, della loro politica del colpo al cerchio e colpo alla botte”.
“Abbiamo assistito al consueto scaricabarile: non ci sono soldi, non abbiamo poteri, non ci sono organici, la legge non consente, è colpa del Governo, è colpa dell’Europa. E se è vero che un’amministrazione comunale non ha grandissimi poteri, è anche vero che nessuno ha fatto l’unica cosa da fare, cioè andare a imporsi in Prefettura, in Questura o magari a Roma. Tra le istituzioni, c’è chi si è basato sulle statistiche o si è soffermato a spiegarci che quelle che agivano per le vie cittadine non erano baby gang. Vertici tra Comune, Questura, Prefettura e risultati zero”, si legge ancora.
No al proibizionismo alla De Toni
“Adesso, per farci vedere quanto sono attivi e attenti a un problema che, invece, hanno trascurato e tentato di minimizzare per mesi, giocano due carte: il coinvolgimento dell’esercito e le regole per consumo e somministrazione di bevande alcoliche, o proibizionismo alla De Toni, che ricorda già il fallimento del proibizionismo americano tra il 1920 e il 1933. Un provvedimento che condanna bar e locali e che non risolverà niente perché gli alcolici li comprano prima e più spesso li rubano dai supermercati”, prosegue ancora la nota di Udine Sicura.
Servono misure più stringenti contro la droga
“Senza contare che, altrettanto seriamente, dovrebbe essere combattuto lo spaccio e il consumo di droga, diffusissimo in città. Anzi, è proprio da lì che bisognerebbe iniziare, con una lotta senza tregua che colpisca sia chi spaccia sia chi consuma che, a sua volta, molto spesso, è spacciatore”.
“Siamo in mano ai dilettanti, che non sanno che pesci pigliare, che non hanno un piano concreto, che hanno imbastito a febbraio un progetto sicurezza partecipata che deve ancora partire e del quale non si parla quasi più. Altrochè Moschee, qui c’è bisogno di qualcuno che si dia una bella svegliata, smettendola di anteporre le proprie utopie politiche alla logica e all’etica di una buona amministrazione. La spirale di violenza che si è creata a Udine non si fermerà se nessuno fa niente, da qui agli omicidi o alla violenza sessuale il passo è breve. Non vorrei che si dovessero versare lacrime di coccodrillo“, conclude la nota.