Udine, vari botta e risposta tra i presidenti Da Pozzo e Benigno.
A dire il vero, a maggior ragione in un periodo come questo, segnato dalle grosse difficoltà con cui il mondo economico è costretto a fare i conti con una crisi senza precedenti, sarebbe auspicabile che le questioni venissero risolte direttamente a monte senza passare per comunicati o note stampa. Eppure, nell’era del Covid si assiste anche a questo. Così anche per la questione dei rincari delle tariffe dell’acqua, oggetto di vari botta e risposta tra Confcommercio Udine e il Cafc, Consorzio per l’Acquedotto del Friuli Centrale.
Il primo richiamo parte da Giovanni Da Pozzo, presidente Confcommercio della Provincia di Udine che decide di prendere carta e penna e scrivere all’omologo dell’Anci Fvg, Dorino Favot, al presidente dell’Ausir, l’Autorità unica per i servizi idrici e rifiuti Davide Furlan e a quello del Cafc, Salvatore Benigno, denunciando come “alcuni associati del nostro comparti si sono visti recapitare, a parità di consumi, fatture con importi tre-quattro volti superiori a quanto erano abituati. La nostra – continua Da Pozzo – non è una richiesta di mera concessione di una dilazione di pagamento di problematiche gestionali che sono state caricate sulle imprese, ma una formale istanza di revisione di quanto deliberato”.
Chiamato in causa dal numero uno di Confcommercio, Benigno, anziché alzare la cornetta e chiarire la questione, si arma anche lui di carta, penna e calamaio e decide di replicare con un comunicato stampa in cui ricorda come “Cafc spa non stabilisca le tariffe – si legge nella nota diramata dal presidente -, bensì applica i piani definiti dall’Autority regionale all’interno di un mercato regolamentato. Siamo consci – dichiara – della grave emergenza sanitaria causata dall’epidemia Covid-19 che ha colpito, e continua a colpire, più duramente alcune categorie produttive del tessuto economico sociale dei nostri territori, soprattutto le micro-imprese artigianali e commerciali. Ciò che era in potere di Cafc attivare, ovvero dilazionare e rateizzare i pagamenti – conclude Benigno –, è stato immediatamente attivato con il pieno sostegno dei Sindaci soci già in occasione della prima chiusura totale, a partire da aprile in poi, proprio per supportare quelle attività che più di altre stavano e stanno soffrendo le conseguenze economiche”.
Passano poche ore e Da Pozzo è costretto nuovamente a rispondere, sempre attraverso una nota stampa. “Prendiamo atto della tempestiva risposta del presidente del Cafc Salvatore Benigno, ma, come spesso accade, non si capisce di chi sia la responsabilità – replica Da Pozzo -. Il problema lo abbiamo sollevato inviando la nostra protesta ad Anci Fvg, Ausir e Cafc, i soggetti del sistema idrico territoriale, tutti decisori, pur con modalità diverse. Le imprese prima del Covid, ma soprattutto dopo, di qualsiasi settore, messe all’angolo dai costi fissi derivanti da utenze, oneri, imposte locali e nazionali, attendono risposte concrete, non lo scarico delle responsabilità. Fare impresa oggi in Italia sta diventa un atto eroico, ma di fatto impossibile di fronte alla mancata soluzione di tanti, troppi problemi quotidiani. Ringraziamo dunque il presidente Benigno per la sollecita risposta – conclude – , ma gradiremmo che la questione venisse affrontata nel merito in un opportuno incontro quanto prima possibile”.
Nel frattempo le bollette da pagare sono ancora sulle scrivanie e chissà se, prima della scadenza riportata sui bollettini, i vari “decisori” riescano a trovare la quadra. Auspicabilmente parlandosi, se non di persona, vista l’emergenza pandemica, quantomeno attraverso uno dei tanti social meeting ora disponibili.