I tre facevano dei finti pieni di carburante sui mezzi della Croce Rossa di Udine: si sarebbero intascati 350mila euro.
Il giudice monocratico del tribunale di Udine ha deciso: l’ex responsabile della gestione dell’autoparco della Croce Rossa Italiana e i coniugi titolari del distributore Agip Eni di via del Cotonificio a Udine, coinvolti nello scandalo della Croce Rossa cittadina, svolgeranno lavori socialmente utili per sedici ore mensili per diciotto mesi. Inoltre, i tre dovranno risarcire parzialmente con 60 mila euro (20 mila euro ciascuno) un ammanco di quasi 350 mila euro generato da finti rifornimenti di carburante.
I tre sono comparsi davanti al giudice per rispondere delle accuse di indebito utilizzo e falsificazione delle carte di credito e pagamento. Gli imputati, secondo l’accusa, avevano messo in piedi un sistema di finti rifornimenti sui mezzi della Cri, accumulando così un profitto illecito di 348.236 euro tra gennaio 2017 e marzo 2021.
Tutti e tre ai lavori socialmente utili.
Accolta la richiesta di messa alla prova, il giudice ha stabilito che l’ex responsabile dell’autoparco presterà servizio presso il Corpo volontari per il soccorso Aps di Tavagnacco, mentre marito e moglie svolgeranno la loro opera presso la cooperativa sociale Arte e Libro di Udine.
L’avvocato della Cri ha specificato che i 60 mila euro sono solo un risarcimento parziale e che si procederà in sede civile per il maggior danno subito. Questa decisione arriva dopo che i tre imputati hanno riconosciuto la sussistenza dei fatti contestati e manifestato rammarico per l’accaduto. La denuncia iniziale era stata presentata dalla presidente della Cri, Cristina Ceruti, dopo un’indagine interna che aveva rivelato l’ammanco.
Il giudice Turri ha fissato una nuova udienza per l’8 luglio 2025 per valutare la corretta esecuzione degli impegni assunti dagli imputati.