Un euro in busta paga dopo il conguaglio, il caso di un docente precario a Udine

Il caso di un docente precario a Udine che ha ricevuto una busta paga di un solo euro.

Una busta paga di appena 1 euro netto per un docente precario a Udine nel mese di ottobre, dopo l’applicazione di imposte e contributi del conguaglio. Un caso che accende nuovamente i riflettori sulle difficoltà economiche dei precari della scuola, spesso costretti a sopportare ricalcoli ministeriali che erodono i loro già esigui stipendi.

A denunciare l’episodio è Ugo Previti, segretario generale di Uil Scuola Friuli Venezia Giulia, che sottolinea la gravità della situazione: non solo il docente ha visto azzerato il proprio salario, ma ora rischia persino di finire nella lista dei “cattivi pagatori”. E questo, avverte il sindacalista, potrebbe essere solo la punta dell’iceberg, dal momento che molti supplenti subiscono condizioni simili in silenzio.

“Questa volta è accaduto a Udine a un docente precario, supplente part-time, nostro iscritto: si è visto arrivare in busta paga di ottobre lo stipendio di 1 euro netto, tolte le imposte e i contributi”. E’ il nuovo caso di “accanimento fiscale” che si è abbattuto sulla categoria più fragile della scuola, “mangiando l’intero stipendio, a un lavoratore, che ora rischia persino di entrare nella lista dei ‘cattivi pagatori’” denuncia Ugo Previti, segretario generale di Uil Scuola del Friuli Venezia Giulia.

Il sindacalista aggiunge che quasi certamente questo nuovo caso non è neppure l’unico tra i supplenti, “poiché non tutti denunciano simili situazioni, ma sopportano in silenzio quando i loro stipendi vengono erosi da ricalcoli di bilancio ministeriali, ricevendo buste paga parziali anche per mesi, nonostante prestino puntualmente servizio in aula”.

“Lo ‘stipendio simbolico’ di 1 euro, apparentemente è frutto di un calcolo sul 730; è appunto simbolo di quanta poca considerazione lo Stato riserva ai docenti”, sottolinea furioso Previti. “Il ministero dell’Economia e finanze ci deve ora spiegare come pensa che una persona possa vivere se improvvisamente perde l’intero stipendio per un mese. Persino le banche, spesso criticate perché guidate dalla ricerca del profitto, hanno l’accortezza di chiedere la ‘cessione del quinto’ dello stipendio come rientro dal debito, proprio per non strozzare il cittadino. Com’è possibile che lo Stato sia così incurante, invece, verso un proprio dipendente?“, conclude il segretario di Uil Scuola Fvg.