L’attacco dell’opposizione.
Continua a far discutere il taglio dei fondi da parte del Comune di Udine alla manifestazione “Ein Prosit”. L’opposizione in Consiglio comunale va all’attacco: “Non riteniamo si possa archiviare l’intera vicenda – hanno scritto i consiglieri Cinzia Del Torre e Alessandro Venanzi in una nota – scaricando semplicemente la responsabilità su funzionari e dirigenti, che avrebbero perso la capacità di leggere o scrivere le convenzioni”.
Chiedono che si faccia quindi piena luce anche sulle responsabilità politiche di quanto accaduto, depositando per questo un’interpellanza. “Il sindaco e l’assessore Maurizio Franz – proseguono i due ex esponenti della Giunta Honsell – hanno più volte decantato l’importanza di aver portato ‘Ein Prosit’ a Udine e si sono anche assunti pubblicamente il merito politico di tale scelta”.
“Sarebbe quindi davvero molto strano – proseguono – se, dopo aver tanto desiderato l’organizzazione di questa manifestazione sul territorio udinese, avessero poi abdicato al ruolo di decisori politici lasciando ai dirigenti stringere gli accordi finalizzati alla stipula della convenzione tra il consorzio di promozione turistica del Tarvisiano, organizzatore dell’evento, ed il Comune di Udine”.
L’opposizione chiede anche “di conoscere quali conseguenze avranno ora gli organizzatori della manifestazione che, saputo del taglio dei finanziamenti a manifestazione ormai avvenuta, non potevano più, in alcun modo, ridurre i costi dell’evento. In particolare, temiamo che la consueta improvvisazione dell’amministrazione di Udine che, come sempre, prima sperimenta e poi cambia idea creando confusione nella cittadinanza, provocherà perfino il trasferimento della kermesse fuori regione”.
Il riferimento è ad un atto firmato prima dell’inizio della manifestazione, con cui il Comune decideva di farsi carico di una spesa di 47.580 euro, per sostenere la manifestazione. Poi, ad evento avvenuto, “ecco la drastica e improvvisa riduzione del sostegno economico – concludono i due consiglieri -: un taglio di oltre 30 mila euro e la ragione resa nota sarebbe un errore di lettura della convenzione stipulata”.