I dati sulla propensione all’espatrio dei laureandi dell’Università di Udine
È stabile la propensione all’espatrio dei laureandi dell’Università di Udine per continuare la propria carriera universitaria o per iniziare quella lavorativa all’estero. La stima sui dati raccolti tra tutti i laureandi nel 2023 è del 35,6%, era del 35,4% nel 2022, in linea con quella degli anni pandemici. Infatti, se nel biennio 2018-2019 la propensione complessiva (ossia comprensiva dei corsi di laurea triennali, magistrali e a ciclo unico) era, rispettivamente del 43,3% e del 41,5%, nel triennio 2020-2022 era scesa sotto il 36%. L’attività di studio e di rilevazione censuaria dei laureandi dell’Ateneo friulano è iniziata nel 2018 all’interno del progetto Cantiere Friuli ed è curata da Gian Pietro Zaccomer.
“Questa ricerca, unica nel suo genere nelle università italiane – sottolinea il rettore Roberto Pinton –, è un’importante strumento per calibrare al meglio le azioni di orientamento con le scuole, la programmazione didattica e le attività di facilitazione all’ingresso nel mondo del lavoro. Ma anche le istituzioni e il sistema economico e produttivo territoriale possono trarre utili spunti di riflessione grazie all’indagine del nostro osservatorio“.
Le differenze di genere.
Dall’elaborazione dei dati del 2023 emerge un allargamento di 5,3 punti percentuali della differenza di genere. La propensione dei maschi è infatti del 38,5% rispetto al 33,2% delle laureande. Nel 2022 questa differenza era pari a 4,7 punti percentuali.
Inoltre, dallo studio sui dati dei laureandi triennali del quinquennio 2018-2022 si vede come la propensione di ogni studente è fortemente influenzata dalle esperienze di mobilità internazionale offerte dell’Ateneo durante il percorso di studi. “Questo risultato – spiega il professor Zaccomer – conferma per l’Università di Udine il principio, già validato a livello nazionale dalle indagini di Almalaurea, secondo cui la mobilità richiama altra mobilità”.
Le caratteristiche dell’indagine.
Il questionario viene somministrato per via telematica quando lo studente presente la domanda di laurea. Nel 2023 sono stati raccolti 2.989 questionari che si aggiungono ai 16.480 del quinquennio 2018-2022. È un caso unico tra le rilevazioni universitarie italiane, per quantità, ma soprattutto perché è una indagine censuaria, riguarda cioè tutti i laureandi e non solo un campione.
“I dati del 2023 dimostrano che gli effetti combinati della pandemia e del conflitto russo-ucraino – sottolinea il professor Zaccomer – stanno ancora influenzando negativamente le intenzioni di espatrio dei nostri laureandi. Per capire se quanto osservato sia temporaneo o rappresenti un cambiamento permanente del fenomeno, sarà necessario protrarre la rilevazione per alcuni anni“.
Per Laura Pagani, che ha collaborato alla ricerca, “scegliere di partecipare a un programma di mobilità internazionale fa parte delle scelte individuali dello studente, che si possono basare su vari fattori, come quelli culturali, economici, sociali, sui quali l’Ateneo può eventualmente agire, ad esempio aumentando l’importo delle borse di studio. L’avvento di un evento come una pandemia, o una guerra – evidenzia la professoressa –, è qualcosa di esogeno, sul quale l’Ateneo non può esercitare nessun controllo”.
In futuro, spiegano Zaccomer e Pagani, “sarà interessante verificare se il numero annuo dei partecipanti ai progetti di studio all’estero, quali Erasmus, possa essere considerato come un valido termometro anticipatore dell’andamento della propensione all’espatrio. Oltre a questo aspetto, è già “in Cantiere” un approfondimento sulle motivazioni che spingono i laureandi all’espatrio e sulle barriere linguistiche, che rappresentano l’unico vero ostacolo all’interno dell’Unione Europea, coinvolgendo altri colleghi esperti dell’Ateneo”.