L’incontro dei donatori di sangue a Udine.
I rappresentanti di 120mila donatori di sangue si sono riuniti questa mattina a Udine in occasione dell’incontro interregionale delle associazioni aderenti alla Fidas di Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Trentino, ospiti dell’Afds. Dopo i saluti del vicesindaco Alessandro Venanzi per il benvenuto della città ai delegati, e dell’europarlamentare Elena Lizzi, che ha dato la propria disponibilità a portare in sede europea le istanze del volontariato del sangue, i delegati di 12 federate hanno fatto il punto sulla loro attività e sulle prospettive future.
“A differenza degli anni passati, questa estate è trascorsa serena per i malati, grazie a una più attenta programmazione e promozione delle donazioni – ha introdotto il presidente nazionale Giovanni Musso -. Utile è stata la compagna ministeriale, che ha visto la Fidas protagonista assieme ad altri partner istituzionali e di volontariato. Sfida dei prossimi mesi, nei rapporti con il governo e il parlamento, è una corretta regolamentazione del sistema di lavorazione del sangue per la produzione degli emoderivati”.
Musso ha poi sottolineate come la “crescita della donazione parta dalla condivisione delle buone pratiche” e proprio così sono proseguiti i lavori con l’intervento dei presidenti delle federate coinvolte e la loro attività sul territorio per limitare l’emorragia di donatori. Tra i temi toccati la figura dell’informatore associativo nei centri trasfusionale, l’annoso problema del dialogo tra diversi software di gestione dei sistemi ospedalieri, della tenacia delle piccole associazioni, il bisogno di uniformità delle convenzioni sul territorio nazionale.
La sfida del calo demografico.
“Nel prossimo decennio sarà messo in gioco l’intero ‘sistema sangue’ – ha detto il presidente dell’Afds provinciale di Udine Roberto Flora – è necessario un ruolo propositivo e di supporto delle istanze che giungono dalla base. Siamo tutti d’accordo che il primo punto dell’agenda è la tutela del volontario, per mantenere l’attrattiva nei confronti dei giovani. Per esempio eseguendo periodicamente esami aggiornati non solo ai fini della donazione, ma per la salute generale del volontario. Reintroducendo i rimborsi chilometrici per i donatori che giungono da zone lontane e disagiate rispetto i centri trasfusionali. Incoraggiando le carriere mediche e infermieristiche nel settore trasfusionale. Ampliando gli orari dei centri trasfusionali, per esempio al pomeriggio e alla sera come a Udine abbiamo già dimostrato si possa fare, perché la cura dei malati e le emergenze non hanno orario. Serve, poi, adottare nuovi metodi e nuovi canali di comunicazione, utilizzando gli strumenti informativi delle diverse fasce di generazioni con i rispettivi linguaggi. L’obiettivo finale – ha concluso Flora – è mantenere il livello di donazioni nonostante il calo dei donatori”.
La tavola rotondo e il futuro della donazione.
Momento cruciale della giornata è stata la tavola rotonda sul futuro di questo tipo di volontariato alla luce del calo demografico. Il trend è stato fotografato dal docente dell’Università di Udine Alessio Fornasin che ha realizzato una proiezione statistica della base dei donatori potenziali nei prossimi vent’anni sulla base dei dati storici dell’Afds provinciale di Udine. Al 2042 si prevede così un calo del numero di donatori del 2,4% rispetto al 2022, attenuato solo da un maggior apporto della componente femminile, e una diminuzione della quantità di sangue raccolto del 7,6%, ma un aumento del fabbisogno di trasfusioni del 18,3 per cento. Si comprende benissimo, quindi, che il sistema rischia di non reggere.
“In Friuli abbiamo eccellenti livelli di donazione – ha commentato Giovanni Barillari direttore del Dipartimento trasfusionale AsuFc – compresa quella di plasma, di cui invece c’è carenza strutturale in altre regioni italiane. Con una previsione di fabbisogno crescente proprio di plasma e di plasmaderivati, la previsione di un maggior contributo delle donne, per le quali questo tipo di donazione è migliore, va interpretato come una opportuntà”.
Il rappresentante dei giovani dell’Afds Luca Lacovig ha ricordato il traguardo tagliato dalla maratona di 24 ore di donazione, che “nasce dal principio che è alla base del nostro volontariato, quello cioè di un dono altruistico, gratuito e disinteressato”.
“Con una previsione di aumento della domanda e calo della potenziale offerta il sistema del sangue è in pericolo – ha detto nelle conclusioni l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi -. Dobbiamo creare le condizioni affinché la forbice si allarghi il meno possibile. Percepisco un approccio sano nelle giovani generazioni, il problema è che numericamente, a causa del calo demografico, non potranno sostituire quelle che le precedono. In una società sempre più destrutturata, serve una nuova alleanza tra tutte le sue componenti”.