Il figlio Tommaso racconta la storia dell’ingegnere e velista udinese, morto a 34 anni
Sono passati 26 anni da quando Andrea Romanelli, ingegnere e velista udinese 34enne, è scomparso in mare: stava tentando, con Giovanni Soldini, il record nella traversata dell’Atlantico dagli Stati Uniti all’Europa a bordo di Fila, una barca a vela avveniristica.
Il figlio Tommaso aveva quattro anni ed è cresciuto convivendo con questa tragedia. Oggi, da regista, ha deciso di affrontare un viaggio nella memoria alla scoperta del padre. Nasce così No More Trouble – Cosa rimane di una tempesta, il film dedicato alla vicenda del progettista navale friulano, prodotto da Teorema Studio e Indigo Film e distribuito da Tucker Film. L’opera prima di Tommaso Romanelli, che del documentario firma anche la scrittura, sarà ufficialmente presentata giovedì 17 ottobre durante la Festa del Cinema di Roma.
Il tragico naufragio nell’oceano
È la notte del 3 aprile 1998 quando Fila sfida l’oceano in tempesta. Soldini e Andrea Romanelli, che era stato a capo del team dei progettisti dello scafo, stanno per fare l’impresa: battere il record di velocità nella traversata dell’Atlantico. Soldini ha appena terminato il suo turno al timone ed è sceso in cabina quando un’onda anomala, di dimensioni gigantesche, si abbatte sulla barca, capovolgendola, spezzandone l’albero e trascinando in mare i due uomini in coperta.
Fila è, però, dotata di un boccaporto di salvataggio: fino a lì riesce miracolosamente a nuotare Soldini, mentre per Romanelli non c’è scampo.
Il racconto del figlio Tommaso
No More Trouble è il nome dato a quell’apertura di sicurezza progettata proprio dal giovane ingegnere e velista udinese, che finirà inghiottito dall’oceano a 34 anni. Il suo corpo non fu mai più ritrovato. “Questa è la storia di una straordinaria avventura sportiva e umana, della passione, del talento, della follia che rendono possibili le imprese, del limite a cui tendere per realizzare i propri sogni”, racconta il figlio Tommaso. “Ma è anche la storia di un’assenza, di un dialogo muto, di un figlio che cerca suo padre. Andrea Romanelli era mio padre e di lui non conservo nessun ricordo“.
Il film è stato realizzato con il contributo del MiC, del Fondo per l’Audiovisivo FVG, della FVG Film Commission – PromoTurismoFVG e della Regione Friuli Venezia Giulia. La fotografia è di Nikolai Huber, il montaggio di Andrea Campajola, le musiche di Lorenzo Tomio, il suono in presa diretta di Luca Bertolin e Marco Cecotto, il montaggio del suono di Daniela Bassani e Marzia Cordò.