Giovane di Udine racconta il disagio di tornare a scuola.
Lunedì, per circa 45.000 studenti in Friuli Venezia Giulia, si riapriranno le porte delle scuole. Il ritorno in zona arancione, infatti, coinciderà con il ritorno tra i banchi dei ragazzi di seconda e terza media, così come delle superiori, con presenza limitata al 50%.
Una bella notizia per molti, tra allievi e famiglie, ma c’è chi teme per la propria salute dopo il rientro. È così per Lorenzo, studente di un liceo di Udine, che non nasconde il proprio disagio: “Per quanto la situazione in didattica a distanza non sia delle migliori, mancano circa due mesi alla fine della scuola e per noi di quinta all’esame, e sinceramente il tornare a scuola anche se al 50% con una sicurezza che ancora non c’è del tutto mi turba – sottolinea -. Il numero delle terapie intensive è ancora alto e nemmeno tutti professori sono stati ancora vaccinati. Ma la cosa che mi preoccupa di più è il gestire un esame, mettendo caso che uno studente si ammali in forma grave o leggere poco prima della maturità, la perderebbe. Certo, si parla già di recupero in altre date, ma non sarebbe meglio evitare la creazione di una situazione del genere? Per gli ultimi due mesi di scuola per altro, come se si potesse riparare a praticamente un anno (con qualche periodo in presenza) di Dad”.
E le preoccupazioni, per Lorenzo, sono anche altre. “Da un lato – dice – mi inquieta pensare di tornare avendo vissuto il poco rispetto delle regole da parte di alcuni studenti e della conseguente messa a rischio di tutta la rete di conoscenze che questi ultimi hanno, dall’altra la paura per i familiari non vaccinati sia dal lato sanitario, perché non voglio metterli a rischio, sia dal lato economico; vivo con mia madre e se sviluppassi una forma di Covid lei sarebbe impossibilitata ad andare al lavoro, che purtroppo è già poco”.
Lorenzo crede che la sua posizione sia condivisa da più di qualche studente e preferirebbe la didattica a distanza rispetto a quella in presenza. “Sono convinto che la scelta più saggia sarebbe stata quella di lasciar fare questi ultimi due mesi in Dad, avendo il tempo di far veramente andare le cose per il meglio, riprendendo poi da settembre in presenza, più sicuri e più vaccinati – conclude -. A noi che ormai da marzo dell’anno scorso studiamo praticamente in didattica a distanza e che, nonostante le difficoltà siamo riusciti ad adattarci a questo metodo, non penso possa cambiare molto fare due mesi in presenza. In noi ormai le problematiche di un anno di Dad sono ben radicate e poco sradicabili”.