Al carcere di Udine sovraffollamento record.
Il carcere di Udine si trova in una situazione di emergenza, con un sovraffollamento che ha raggiunto livelli insostenibili. A fronte di una capienza regolamentare di 95 posti, al momento sono detenute ben 183 persone, quasi il doppio. La denuncia arriva dal Garante regionale dei diritti della persona, Enrico Sbriglia, che ha definito “eroico” il lavoro svolto dalla direttrice Tiziana Paolini e dal personale penitenziario, costretti a operare in condizioni estremamente difficili.
Struttura sotto pressione e lavori in corso
“Nel carcere friulano, tra l’altro – spiega ancora Sbriglia – sono in corso importanti lavori di risistemazione di spazi e servizi: essi riguardano aree detentive eppure ciononostante, pur di pervenire al loro completamento, la direzione sta affrontando tutti i rischi connessi, anche sul piano securitario, non ritardando gli interventi, per quanto continuino ad essere presenti le persone detenute che, come gli stessi operatori penitenziari, subiscono il disagio derivante da tali indispensabili operazioni di risanamento e di miglioramento della struttura carceraria”.
“E non è che negli altri istituti della regione la situazione sia rosea, con esclusione di Tolmezzo, giustificata dalla presenza di detenuti del circuito del 41 bis e dell’Alta sicurezza. Tra l’altro, la direzione di Udine è stata costretta ad utilizzare come ‘stanza ordinaria’ anche l’unica destinata al contenimento di persone problematiche” continua il Garante.
L’appello del Garante
“Non è accettabile che la pressione numerica rischi di far tracollare tutto”, sottolinea Sbriglia, evidenziando che una tale densità sarebbe insostenibile in qualunque altra struttura, come scuole, ospedali o RSA. Il Garante chiede un intervento strutturale, auspicando la costruzione di una nuova struttura carceraria in regione, da affiancare a quella già prevista a San Vito al Tagliamento. Quest’ultima, destinata a sostituire l’attuale carcere di Pordenone, potrebbe essere pronta solo tra tre o quattro anni, sempre che i lavori procedano senza intoppi.
Numeri in crescita e urgenza di soluzioni
La situazione non sembra destinata a migliorare nel breve periodo. “Con la previsione di un nuovo carcere, in sostanza, si realizzerebbe una sorta di bacino di espansione di fronte al
flusso non arrestabile di persone detenute, flusso che non tenderà a decrescere nei prossimi mesi e anni”, aggiunge Sbriglia.
“Semmai potrà esserci un ulteriore aggravamento della intensità dei flussi: insomma, bombe d’acqua mentre continua ad esserci il maltempo. A meno che non si pervenga al ‘numero chiuso’ di detenuti per ogni istituto penitenziario, rendendo disponibile un nuovo posto letto, con i relativi servizi alla persona che si ha l’obbligo di legge di assicurare, solo in caso di uscita di un ristretto, da vivo però e non perché suicidatosi o per mancate cure”.
“D’altronde non si può sostenere che le capienze detentive debbano rimanere quelle di cento e passa anni fa, iniziando proprio dal capoluogo Trieste, dove l’inizio di edificazione del ‘Coroneo’ risale al 1911″, sottolinea ancora il Garante. “Inevitabilmente una città che cresce, che vuole essere di respiro europeo, che si vede impegnata su tanti fronti socio-economici nella produzione di beni materiali e immateriali, non può rimanere con dei servizi pubblici, compresi quelli penitenziari, che appartenevano ad altri periodi storici“.