Carcere di Udine, allarme sovraffollamento: “Numeri ben oltre la capacità”

La consigliera regionale dem Manuela Celotti lancia l’allarme carcere di Udine: “Sovraffollamento, numeri oltre i limiti”.

Udine, per il carcere è allarme sovraffollamento. “La forte problematica del sovraffollamento è più che visibile anche nel carcere di Udine. E su questo pesa in maniera allarmante l’approccio ideologico di un centrodestra che non vuole affrontare in modo risolutivo i problemi”. Lo afferma la consigliera regionale Manuela Celotti (Pd), che insieme al garante dei Diritti delle persone private della libertà personale del comune di Udine, Andrea Sandra, ha visitato la casa circondariale di Udine, in via Spalato.

“Il carcere di Udine condivide la problematica regionale e nazionale del sovraffollamento, con numeri che vanno ben oltre i limiti della capacità, oltre 160 detenuti su una capienza di 95 posti (compresi i semiliberi). Una situazione che ovviamente impatta su tutti, dai detenuti, costretti a dividere spazi già molto ridotti, al personale di polizia penitenziaria”, riferisce Celotti.

“A Udine come in tutta Italia – spiega la consigliera dem – il tema vero è che bisogna ridurre il numero dei detenuti, e il Governo che fa? Introduce nuovi reati e inasprisce le pene, portando ad un aumento delle detenzioni, con un sovraffollamento che ha raggiunto il 130%“.

Il tema sociale.

Il tema sociale, per Celotti “è cruciale: ci sono migliaia di persone che potrebbero uscire in pena alternativa ma che rimangono bloccate per mancanza di una rete, di un lavoro, e soprattutto di una casa, e questo vale anche per Udine. È quindi necessario il sostegno delle istituzioni per garantire livelli decorosi di vivibilità dentro le carceri e una rete fuori, a partire dai sistemi dell’abitare sociale, e su questo la nostra Regione può e deve intervenire”.

“Bisogna costruire una rete attorno alle persone che – continua Celotti – potrebbero accedere a pene alternative, e a quelle che presentano problemi di salute, in particolare di salute mentale e di tossicodipendenza. Ho verificato la condizione delle celle, dove il caldo rappresenta ovviamente un problema, e plaudo alla raccolta fondi lanciata dal Garante insieme alle associazioni per poter acquistare dei frigoriferi, che, insieme ai ventilatori, rappresentano un primo segno di attenzione”.