Udine al ballottaggio.
Qualcuno nella maggioranza uscente ci contava, in una rielezione al primo turno di Pietro Fontanini; invece non è bastata la parata dei big nazionali né il traino di Massimiliano Fedriga e nemmeno il buon momento di Lega e Fdi, che in Fvg sono i primi due partiti per gradimento: Udine dovrà andare al ballottaggio per scegliere il suo nuovo sindaco.
Il Pd, infatti, ha tenuto ed è il partito più votato alle comunali del capoluogo friulano (19,54% contro Fratelli d’Italia, secondo, che si ferma a 14,24%); buon riscontro anche per la lista civica di De Toni (col 12,36%, terzo in classifica) mentre la Lega è al 9,92% tallonata da Identità Civica (9,30%). La civica di Fontanini, invece, è al 7,32%. Risultato: il sindaco uscente ha ottenuto il 46,25% dei voti, troppo poco, e lo sfidante De Toni il 39,7%. Agli udinesi toccherà tornare alle urne il 16 e il 17 aprile per la decisione definitiva.
In questi 15 giorni, quindi, i due candidati cercheranno appoggi dalle altre liste: la convergenza naturale vede da una parte Fontanini e Salmè (forte del suo 4,81%) e dall’altro De Toni e Marchiol (che al debutto ha conquistato il 9,24%). Questo sulla carta: la strada, però, non è detto che sia così lineare. Molto dipenderà da cosa chiederanno gli “esterni” per il loro supporto e da cosa i due sfidanti saranno disposti a concedere, dato che i ruoli che saranno assegnati fuori dalla coalizione ridurranno i posti a disposizione per i partiti che li hanno sempre sostenuti. Un equilibrio delicato di cui si cercherà la quadra nei prossimi giorni.
Dal canto suo, De Toni ha già “spalancato” le braccia a Marchiol ieri sera, dopo il risultato del voto: “Marchiol e tutta la sua coalizione hanno fatto un’ottima campagna elettorale, portando avanti temi che, nelle comprensibili diverse sfaccettature, sono temi anche a noi cari – ha detto –. Con lui credo che potremo sederci a un tavolo e discutere sul futuro”. Dal canto suo, Marchiol ha aperto alla possibilità di un supporto, ma ha messo le mani avanti: sarà una decisione di squadra. Da Open Fvg (che a Udine ha sostenuto Marchiol), comunque, Furio Honsell ha già annunciato la sua linea: “A Udine siamo a fianco del candidato della coalizione di centrosinistra Alberto Felice De Toni che appoggeremo convintamente al ballottaggio per arginare la destra e la sua chiusura di pensiero, nella convinzione che anche attraverso la nostra proficua collaborazione sarà possibile attuare anche a Udine politiche di progresso”.
Dall’altro lato, Fontanini non si è ancora espresso esplicitamente sulla possibilità di coinvolgere Salmè: lo aveva fatto nel 2018 e non è finita benissimo. Alle urne, in realtà, sì; poi, però, in giunta l’assessore Daniela Perissutti (espressione nell’esecutivo proprio delle liste di Salmè) è stata sacrificata agli equilibri di partito cosa che ha decisamente infastidito lo stesso Salmè tanto che ha cominciato a criticare l’amministrazione su diversi fronti. D’altronde, però, è l’unica sponda su cui può fare eventuale affidamento. Dal canto suo, il candidato di Liberi Elettori ha invitato gli altri a “non avere pregiudizi” e si è detto disposto a dialogare sia con Fontanini sia con De Toni.
C’è poi una ulteriore incognita che peserà sul ballottaggio, al di là degli apparentamenti: la partecipazione. Storicamente, il secondo turno vede una percentuale più bassa di votanti: nel 2013, solo il 47% degli udinesi è tornato alle urne (contro il 57% del primo) mentre questa volta tra il 2 e il 3 aprile ha votato il 54% degli elettori. Rimane da scoprire se a disertare saranno più gli elettori di centrosinistra o quelli di centrodestra.