La foto di quell’uomo di mezza età, che nostalgicamente si affacciava alla finestra dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine indossando con orgoglio il cappello alpino e sventolando la bandiera della patria nei giorni in cui la città era invasa dalle penne nere, ha toccato il cuore di molte persone.
Per Franco Ceschia infatti, del gruppo alpini di Trivignano Udinese, il richiamo della fanfara di Palmanova, giunta a far visita agli ammalati, è stato motivo, oltre che di grande commozione, anche di immensa gioia. Per un attimo, il contesto nel quale si trovava, era magicamente sparito. In un attimo, l‘amato e cosi speciale corpo degli alpini ha alleviato le sofferenze.
Tra le migliaia di persone che hanno poggiato lo sguardo in quell’immagine così emozionante scattata dall’infermiera Ermanna Bologna, ce n’è stata una in particolare, Alessia Garlatti, 45enne forgarese che, pervasa da un forte senso di empatia, ha da subito sentito l’esigenza di dover fare qualcosa di speciale.
Alessia infatti, prendendo spunto dall’iniziativa che sta avendo grande successo “un sasso per amico”, da qualche tempo crea dei sassolini dipinti a mano che, come vuole questa iniziativa, vengono lasciati in posti strategici, per poi essere trovati e condivisi.
“Durante i giorni dell’adunata, mi sono imbattuta nella foto sui social del signor Ceschia, che da subito ha suscitato nel mio cuore una forte emozione – racconta Alessia – cosi, il mercoledi della settimana seguente, mi sono recata assieme a mio marito in ospedale, sperando di riuscire ad incontralo, dato che non avevo elementi sufficienti, se non nome, cognome foto”.
Lo scopo di Alessia era quello di far sentire la vicinanza di tutto il corpo alpino grazie a dei sassolini, definiti da lei stessa magicamente terapeutici, dipinti a mano e raffiguranti immagini dedicate proprio agli alpini. “Per i giorni dell’adunata, abbiamo dipinto e distribuito moltissimi sassolini, ed è stata incredibile la reazione delle persone, soprattutto dei bambini, che li acclamavano come fossero oggetti preziosi ed in un certo senso, effettivamente, lo sono” prosegue la ragazza.
Non è tanto il valore dell’oggetto in se, ma è proprio quello che ne rappresenta a fargli acquisire un‘indiscussa preziosità. “In seguito al primo tentativo di rintracciare il signor Ceschia andato a vuoto, sono stata immediatamente contattata sia dalla figlia Laura, sia da Ermanna, l’infermiera che scattò la foto – continua Alessia – cosi, il giorno precedente l’intervento che l’uomo avrebbe dovuto subire, mi sono nuovamente recata in ospedale, riuscendo finalmente a portare a termine la mia missione”.
“Sapeva che avrebbe ricevuto la mia visita e, appena mi ha vista, ha sprigionato una gran forza d’animo, con entusiasmo e grinta mi ha raccontato quanto quello degli alpini rappresentasse tutto il suo mondo, la sua dedizione e l’appartenenza e quanto ne fosse legato in maniera viscerale, mi ha profondamente commossa, sembrava ci conoscessimo da una vita” afferma.
“Nella sua semplicità è riuscito a trasmettermi tutti i valori degli alpini, con orgoglio e fierezza, spiegandomi di essersi accorto della fanfara che lo spinse ad affacciarsi alla finestra, dall’inconfondibile suono che ne accompagnava la marcia e addirittura contandone tutti gli elementi che hanno sfilato” .
“Ero partita con l’intenzione di portare un dono ad una persona che purtroppo non aveva avuto la possibilità di partecipare alla tanto amata adunata, ma devo dire che a fine giornata sono stata io a ricevere il regalo più grande, sono infatti rientrata a casa con l’anima ricolma di gioia e di grande forza, enorme dignità”, conclude Alessia.