A Udine, aggredita una dottoressa in turno alla guardia medica
Udine registra l’ennesimo caso di violenza contro i sanitari: sabato sera, infatti, una dottoressa è stata aggredita mentre era in turno alla guardia medica in via Gervasutta.
Tutto è accaduto verso le 18 del 7 gennaio. Nonostante l’accesso sia previsto solo tramite triage telefonico o via citofono, infatti, due uomini sono riusciti a entrare nell’ambulatorio; uno di essi aveva una fasciatura alla gamba, che nascondeva lesioni da ulcera, e ha chiesto una medicazione.
La dottoressa, medico specializzando di 28 anni che era in turno assieme ad una collega 31enne, dopo averlo medicato, non ha potuto accontentare le ulteriori richieste e ha invitato i due a rivolgersi al Pronto soccorso. Un invito che non è stato accolto benevolmente dall’uomo che accompagnava il ferito: l’atmosfera si è surriscaldata e i toni si sono fatti insistenti e aggressivi, al punto che gli uomini sono stati invitati ad uscire. Ed è proprio all’esterno che è avvenuta l’aggressione, quando uno dei due ha messo le mani al collo della dottoressa; ad aiutarla e ad evitare il peggio è stato l’intervento della collega, ma la paura è stata tanta. Nel frattempo sono stati allertati i carabinieri che hanno individuato l’aggressore (si tratta di un indiano, classe 1975), verso cui è stata sporta denuncia.
Vista la gravità del fatto, la collega della dottoressa aggredita si è sfogata sui social, denunciando il rischio a cui sono esposti i sanitari e in particolare le guardie mediche: “Fare il medico … c’è chi dice che è una vocazione e lo è sicuramente, ma è altrettanto certo che al giorno d’oggi è una sfida, soprattutto in contesti come la guardia medica! È una sfida, perché non è possibile che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in pronto soccorso nel suo interesse; non è ammissibile rischiare la propria vita sul posto di lavoro perché non si è abbastanza tutelati, perché spesso il medico di continuità assistenziale viene considerato un medico di serie B! Ricordatevi che dietro il camice ci sono prima di tutto persone e non esiste che un essere umano aggredisca un altro essere umano, un medico (peraltro pubblico ufficiale) attentando alla sua vita, senza contare gli insulti e le minacce! Faccio appello a che questo post si diffonda perché non posso pensare che un’altra persona ancora, dopo la mia collega, rischi di essere strangolata dall’accompagnatore di un paziente o da chicchessia! Non deve esistere che una persona, un medico venga ingiuriato e minacciato fisicamente e verbalmente come è successo alla sottoscritta!! Chiediamo più tutela nello svolgimento del nostro lavoro! Finché non ti succede, non ti rendi conto che una volta è andata bene ma non è detto che sia così anche la prossima”.
Sul caso è intervenuto anche l’Ordine dei medici che chiede rispetto per i camici bianchi: “I cittadini devono rendersi conto che un medico è, prima di tutto, un essere umano. Il mio, oggi, vuole essere un forte richiamo alla popolazione a mantenere la corretta attenzione nei confronti degli operatori sanitari. Tutti devono avere un senso di responsabilità verso gli altri, chi cura e chi viene curato. Non è accettabile – ha detto il presidente, Gian Luigi Tiberio -, che si rischi la propria incolumità per svolgere la professione che siamo chiamati a fare. Capisco che tutti ci portiamo dietro un alto livello di tensione, ma l’uso della violenza non si può giustificare un alcun modo”.