Il maxi sequestro di e-bike all’autoporto di Fernetti.
Avevano provato a introdurre delle biciclette a pedalata assistita non a norma. Il loro piano, però, è andato male. Nell’ambito del dispositivo di contrasto ai traffici illeciti predisposto congiuntamente dalla Guardia di finanza di Trieste e dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm) nell’autoporto di Fernetti, è stato recentemente sottoposto a controllo un carico costituito da 234 e-bike, prodotte da un’azienda cinese, in procinto di essere immesse in consumo sul territorio comunitario ad opera di un soggetto-importatore italiano, titolare di un’azienda con sede nella Repubblica di Slovenia.
Gli approfondimenti eseguiti hanno consentito di accertare la totale assenza delle necessarie certificazioni di conformità previste per i prodotti della specie, così come previsto dalla rigorosa normativa comunitaria che ne disciplina compiutamente la commercializzazione, preposta alla tutela dell’incolumità e della sicurezza del consumatore finale. In particolare le e-bike, pur essendo formalmente provviste del marchio “Ce”, erano dotate di batterie di fatto mai testate, ovvero prive delle informazioni obbligatorie che devono essere fornite all’acquirente attraverso apposita etichettatura quali, ad esempio, i dati del fabbricante, l’anno di produzione, il modello, l’eventuale numero seriale. Irregolarita’, questa, che è stato possibile rilevare solo a seguito di un’attenta disamina delle biciclette a propulsione elettrica oggetto del controllo, appositamente smontate nella circostanza, attesa l’oggettiva difficoltà di verificare in tali prodotti la conformità di specifiche componenti critiche quali il motore, la batteria, i cablaggi, spesso non facilmente raggiungibili attraverso un sommario esame esterno.
La vendita al dettaglio delle predette biciclette elettriche avrebbe fruttato ricavi stimabili in circa 250.000 euro. L’operazione conclusa si inscrive in un più ampio contesto di collaborazione istituzionale promosso congiuntamente dalla Guardia di finanza di Trieste e dal locale ufficio dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, in un settore commerciale connotato da elevato tecnicismo e dinamismo nell’attuale momento storico, così come confermato da altro analogo sequestro amministrativo eseguito presso il “Punto franco nuovo” di Trieste, solo pochi giorni or sono, con riferimento ad ulteriori 200 e-bike provenienti dalla Cina, ugualmente riscontrate non in linea con la specifica normativa di settore, anche sulla base di una conforme indicazione fornita al riguardo dal ministero dello sviluppo economico, opportunamente attivato dalla stessa agenzia delle dogane e dei monopoli.
Il consistente incremento della domanda di prodotti della specie, in effetti, induce talvolta taluni imprenditori privi della necessaria professionalità a proporsi su un mercato assai dinamico e potenziale fonte di apprezzabili guadagni, anche ricorrendo a processi produttivi irregolari o fraudolenti, oltretutto esponendo a seri rischi gli ignari acquirenti che, in tal modo, si troveranno ad utilizzare un prodotto del tutto inaffidabile per gli standard di sicurezza richiesti dal mercato europeo. Il soggetto importatore responsabile dell’illecita operazione doganale individuata è stato denunciato a piede libero alla competente autorità giudiziaria.