L’appello delle parrucchiere di Tricesimo.
La quarantena non ha portato con sè solamente la paura del contagio, ma anche la paura della chiusura. Sono molti i commercianti e gli artigiani che sono stati costretti alla sospensione della propria attività e che ora si domandano come potranno far fronte alle perdite subite nel corso di queste ultime settimane.
Si è svolta proprio ieri una protesta a Tolmezzo sotto forma di un flash mob in piazza contro le date previste per la riapertura considerate dai protestanti come troppo lontane nel tempo. Dalle ultime informazioni contenute nel Dpcm del premier Conte è arrivata la previsione di riapertura per i parrucchieri nella data del primo giugno, mentre altri negozi apriranno prima, date che spaventano molti perchè troppo lontane.
Francesca Giacomel, Roberta Sangoi e Stefania Simeoni sono tre parrucchiere friulane di Tricesimo hanno recentemente pubblicato su un appello indirizzato direttamente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte richiedendo di rivedere le date di riapertura. Le parrucchiere che hanno sostenuto l’appello gestiscono tre diversi negozi e si dichiarano volenterose e bisognose di riaprire la propria attività al più presto per far fronte alle perdite degli ultimi mesi.
“Ciò che ci state chiedendo è di chiudere, non si sospendere – spiegano nell’appello -, un’impresa su tre non è in grado di reggere l’impatto di un altro mese senza incassi e lo Stato deve prevedere aiuti concreti perchè i costi sono sempre gli stessi. Perché non si può distruggere in un trimestre ciò che è stato creato, spesso, con anni e anni di impegno, di passione, di dedizione?
Un’accusa all’interno dell’appello, inoltre, viene inviata al mondo dell’abusivismo che pare dilagare durante il periodo di chiusura delle attività in regole: “Perché, oltre tutto, consegnare decine di migliaia di persone all’abusivismo incontrollato, che oltre a farsi beffe di lei e di chi le paga le tasse, striscia di casa in casa moltiplicando i rischi di contagio?”
Ad aggiungersi all’appello sono le parole di Roberta Sangoi che ha festeggiato i dieci anni di attività in quarantena lo scorso 26 aprile: “Vogliamo essere ascoltati, perchè nessuno sta rispondendo ai nostri appelli e il silenzio fa ancora più male. Chiuderemo tutti se non ci saranno l’opportunità di lavorare, siamo pronte a dotarci di ogni dispositivo di sicurezza per la tutela di tutti, pur di ricominciare al più presto”.