La triste vicenda di Claudio Bernardi.
Una storia che ha dell’assurdo. Una di quelle dove l’irrazionale si fonde con la burocrazia. Una di quelle storie che fanno ribollire di rabbia e che richiedono giustizia. È la storia di Claudio Bernardi, 35enne di Torviscosa, sposato con un figlio piccolo, messo alle corde prima da una malattia devastante e ora dall’incoerenza dell’Inps. Una storia che inizia un anno e mezzo, quando Claudio fatica a respirare e accusa dei dolori alla schiena. “Avevo così tanto male che non riuscivo nemmeno a distendermi”, ricorda. Va dal medico, gli fanno una lastra alla schiena, non trovano niente. Gli diagnosticano, però, un asma e lo curano per quello. Fino al giorno che, mentre si trovava a lavoro, faceva l’operaio in una fabbrica con un contratto a termine, si sente svenire. Corre al pronto soccorso e scoprono che ha dell’acqua nei polmoni. Lo operano e da lì inizia il suo calvario di visite e analisi. Gli diagnosticano una leucemia e la sua vita diventa un avanti e indietro dagli ospedali.
Deve curarsi e in fretta. Si mette in malattia, ma quando il 31 ottobre dello scorso anno gli scade il contratto di lavoro in fabbrica non gli viene rinnovato. “Me lo aspettavo, certo. Ma pensavo di poter prendere la disoccupazione per il tempo in cui si sarei dovuto curare”, si conforta Claudio. Macché. Quando fa domanda per la Naspi all’Inps gli viene bocciata proprio perchè malato e, quindi, impossibilitato a lavorare. Da qui finisce per rimanere intrappolato in un cortocircuito di domande, visite e carte da presentare, in cui nemmeno il patronato, che lo assiste, riesce a trovare via d’uscita. Tenta anche la strada della richiesta d’invalidità per ottenere un minimo di sostentamento. “Se non posso lavorare, almeno quello per vivere”, dice Claudio. Niente, negata pure quella. Perchè? Perchè in base alla dichiarazione dei redditi dell’anno prima guadagnava e non ne aveva diritto. “È una vicenda assurda – si sfoga ora -. Per tutti questi mesi sono andato avanti solo grazie all’aiuto della mia compagna e di mio padre. Mi chiedo se sia possibile lasciare una persona malata, che sta cercando di curarsi, senza un minimo sostentamento. Non ho scelto certo io di stare a casa o di ammalarmi. Avrei continuato volentieri a lavorare, invece di stare in un letto di ospedale. Adesso l’unica cosa che spero è di guarire presto”.