La commemorazione per l’ottantesimo anniversario dell’eccidio di Malga Bala.
Si è svolta questa mattina a Tarvisio la commemorazione per l’ottantesimo anniversario dell’eccidio di Malga Bala in cui persero la vita 12 militari a cui nel marzo 2009 venne attribuita la medaglia d’oro al merito civile da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La cerimonia, alla presenza di numerose autorità, è stata caratterizzata dalla messa nella vicina chiesa dei santi Pietro e Paolo e dalla deposizione di una corona d’alloro nel tempietto ossario all’interno della torre medievale dove sono custodite le spoglie di alcuni carabinieri uccisi.
“Nel nostro Paese stiamo vivendo un presente caratterizzato dalla pace – ha affermato il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia Mario Anzil – . L’auspicio è che questa condizione venga garantita in futuro anche grazie alla memoria di quanto realmente accaduto sul confine orientale. Il ricordo della barbara uccisione dei dodici carabinieri a Malga Bala, trucidati dai partigiani titini, è indispensabile per assicurare al nostro Paese un domani senza conflitti e violenze come è giusto che sia“.
Inquadrati nella Guardia nazionale repubblicana della Repubblica sociale italiana, i militi avevano l’ordine di difendere da possibili attacchi la centrale idroelettrica di Bretto, una frazione ora del comune sloveno di Plezzo, quando vennero catturati dai partigiani e condotti a Malga Bala dove trovarono la morte.
“Questi soldati rappresentano certamente un esempio per i carabinieri in servizio oggi ma anche per tutti gli italiani. In particolare – ha sottolineato Anzil – per i giovani affinché siano artefici di una lunga stagione di pace”.
Nel 2009 il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha conferito a ogni carabiniere caduto la medaglia d’oro al merito civile. Queste le motivazioni lette durante l’odierna commemorazione: “Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, in servizio presso il posto fisso di Bretto Inferiore, unitamente ad altri commilitoni, veniva catturato da truppe irregolari di partigiani slavi, che, a tappe forzate, lo conducevano sull’altopiano di Malga Bala. Imprigionato all’interno di un casolare, subiva disumane torture che sopportava con stoica dignità di soldato, fino a quando, dopo aver patito atroci sofferenze, veniva barbaramente trucidato. Preclaro esempio di amor patrio, di senso dell’onore e del dovere, spinto fino all’estremo sacrificio”.
“Oggi, oltre oltre ad essere presente in rappresentanza del Consiglio regionale, mi sento particolarmente coinvolto dalla vicenda – ha aggiunto Stefano Mazzolini, vicepresidente del Consiglio regionale – perchè a un chilometro di distanza, a Strmec na Predelu, mio nonno materno (Kovac) come tanti altri, è stato costretto ad abbandonare la propria casa e ogni bene per sfuggire a morte certa e violenta. In quel periodo vennero divise moltissime famiglie impedendo addirittura i contatti, veramente un periodo buio della storia. Un dramma vissuto in questi territori – conclude il consigliere – da non dimenticare. Ringrazio l’amico Toni Russo per aver fatto luce su questa vicenda per tanto tempo nascosta”.