La festa del Pignarul tarcentino dura tre giorni.
L’Epifania, si sa, per il Cristianesimo è la festa che ricorda la visita dei Magi al neonato Gesù Bambino. Da sempre in Friuli è una festa molto sentita, che coinvolge giovani e famiglie e che si fonde ad usanze tipiche e leggende a volte curiose. Un esempio ne sono i falò e la personificazione della festività nella figura della Befana, tradizione risalente all’impero romano.
Tra le celebrazioni più interessanti a livello locale c’è senza dubbio quella di Tarcento. Qui la festa parte il pomeriggio del 4 gennaio, quando i cosiddetti Pignarulârs, ovvero chi è impegnato nell’allestimento delle cataste di legno e che si preoccuperanno dell’accensione dei vari falò nei borghi e nei colli che circondano Tarcento, si ritrovano insieme al Vecchio venerando (Vieli venerand in friulano) nel centro del paese per ricevere il fuoco per il celebre Pignarûl Grant.
Questa usanza vuole ricordare i tempi in cui, nella serata del 5 gennaio, i ragazzi attingevano al braciere benedetto posto sulla porta della chiesa per accompagnare il Vecchio della loro borgata ad accendere il falò. Dopo aver ricevuto il fuoco dal Vecchio venerando, i Pignarulârs sono soliti illuminare le strade del centro con una fiaccolata, a ricordare gli antichi cortei.
La fiaccolata si conclude con il “Palio dei Pignarulârs“, una competizione in cui i rappresentanti di ogni borgata di Tarcento si sfidano attraverso una suggestiva corsa con dei carri infuocati lungo viale Marinelli. Il clou dell’Epifania tarcentina è però la famosa accensione del Pignarûl Grant nel pomeriggio del 6 gennaio. I falò sono un’antica tradizione celtica risalente probabilmente al V secolo a.C. per evocare il ritorno del Sole sulla Terra, cioè il progressivo allungarsi delle giornate che ha inizio con il solstizio d’inverno. Il falò tarcentino è in località Coia ed è attorniato da fuochi più piccoli e meno maestosi. è considerato il più grande e il più famoso del Friuli, tanto che la tradizione vuole che sia proprio questo pignarûl a dare il via all’accensione di tutti gli altri nelle terre vicine. Il centro cittadino si anima con il corteo storico dei signori e delle dame del trecento friulano che rappresenta la solenne investitura feudale del nobile Artico di Castel Porpetto da parte del patriarca di Aquileia, avvenuta nel 1290. Vi partecipano discendenti di nobili famiglie friulane vestiti in costume.
Dopodichè segue la fiaccolata e la salita al Ciscjelat, il “castellaccio” di Coia, con il Vecchio venerando. Figura a metà tra sacerdote e capo di borgata, guida la popolazione armata di fiaccole lungo la ripida salita del colle. Ed è solito, lungo la camminata, raccontare fatti storici e tradizioni legate alla festività dell’Epifania, colmi di saggezza tipica di chi anticamente aveva la funzione sacerdotale di capo borgo. Arrivati ai ruderi del vecchio maniero viene acceso l’immenso falò, dal cui fumo si è soliti trarre auspici per il nuovo anno. Il Vecchio venerando infatti è solito osservare la sua direzione e seguire la seguente profezia friulana: “Se ‘l fum al và a sorêli jevât cjape ‘l sac e vâ a marcjât, se ‘l fum al và a sorêli a mont cjape ‘l sac e vâ a pal mont”. Ovvero: “Se il fumo volge a oriente prendi il sacco e vai al mercato, se il fumo piega al tramonto prendi il sacco e vai per le vie del mondo”.
Un modo per dire che se il fumo va a oriente allora sarà un anno propizio, se va nella direzione opposta bisognerà rimboccarsi le maniche per cercar fortuna. Alla tradizionale accensione del Pignarûl Grant seguono gli spettacoli pirotecnici. Figura a metà tra sacerdote e capo di borgata, guida la popolazione armata di fiaccole lungo la ripida salita del colle di Coia per l’accensione del Pignarûl Grant che, in base alla direzione del fumo, detterà gli auspici per l’anno nuovo. A seguire, vengono accesi anche tutti gli altri falò della conca che circonda Tarcento, dando vita a una scenografia suggestiva. La festa del Pignarûl a Tarcento offre anche una serie di attrazioni collaterali, tra cui concerti, luna park e la presenza nella piazza principale degli intagliatori di tomats, le tipiche maschere tarcentine.
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