Dal 5 luglio percorrerà a piedi oltre 400 km in completa solitudine e autosufficienza.
Da quando si è congedato dall’8° Reggimento Alpini di Cividale, Luigi Ferraro ha iniziato ben presto a dar pieno sfogo alla sua passione, quella per i lunghi viaggi a piedi in solitaria. A partire dal 2015, ha portato a termine grandi cammini come Santiago de Compostela, l’attraversata del Portogallo, il cammino degli 88 templi in Giappone e il sentiero Kungsleden dalla Norvegia alla Svezia. Ora la sfida si sposta ancora più a nord, in Groenlandia, dove Luigi approderà il 5 luglio per percorrere oltre 400 km circa 18 giorni.
Dai confini della calotta polare artica, l’alpino cividalese si dirigerà a sud per raggiungere il villaggio di Sisimut, sulla costa occidentale, e fare successivamente ritorno al punto di partenza, tra infinite distese di verde (d’estate la corrente del Golfo scioglie la neve in quella zona) e un silenzio che ferma il tempo. Il tutto in completa autosufficienza, con 18 kg di zaino contenenti tutta l’attrezzatura, l’abbigliamento e il sostentamento necessari.
«Sono viaggi prima di tutto spirituali – racconta Luigi – dove le ore e i giorni di solitudine aiutano a ritrovare sé stessi, in mezzo a terre inesplorate che neanche la miglior fotografia sarebbe in grado di riprodurre come nella realtà. Spesso capita proprio di percorrere centinaia di chilometri in mezzo al nulla, prima di arrivare un centro abitato. E sarà così anche in Groenlandia».
Quando si parla di distanze così prolungate da percorrere con le sole proprie forze, il pensiero va giocoforza a sfide ai limiti del possibile. Ma Luigi non la pensa così. «L’importante – puntualizza – è non farsi prendere dalla paura di non farcela, cercando di godere fino in fondo di ciò che ti circonda, e farsi sempre guidare dal buon senso onde evitare inutili rischi per la propria salute e incolumità».
«Bisogna capire, ad esempio, fino a che punto è possibile guadare un corso d’acqua e quando invece è necessario allungare la strada anche di 30 o più km per aggiraralo – prosegue – oppure quando una tempesta di neve o di vento imprevista debba indurti a sospendere temporaneamente il cammino. Ascoltando la natura e il proprio corpo si possono provare sensazioni difficilmente descrivibili se non vissute in prima persona. E tra queste, la vista del traguardo altro non rappresenta se non la ciliegina finale su una torta dal sapore già di per sé inebriante».