Donazioni di sangue, il ruolo dei giovani diventa sempre più importante

Il calo demografico rischia di avere conseguenze anche sulle donazioni di sangue.

I giovani delle due organizzazioni provinciali dell’Afds di Pordenone e di Udine – che con 81mila donazioni all’anno rappresentano assieme il 57% del sangue raccolto in regione – si sono trovati a Spilimbergo, ospiti della Scuola Mosaicisti del Friuli, per analizzare le conseguenze causate dall’inverno demografico sul dono del sangue, visto che proprio a loro il destino ha affidato il compito di difendere l’autosufficienza. A presentare le prospettive dei prossimi vent’anni ci ha pensato il demografo dell’università Alessio Fornasin.

“La classica piramide della popolazione, con una larga base di giovani e un vertice di anziani, ormai non esiste più – ha spiegato -. Le previsioni a vent’anni sono facili da fare, in quanto sabbiamo quanti bambini nascono oggi nelle due province friulane. Ovviamente vanno presi in considerazione anche i fenomeni migratori, sia in uscita sia in entrata, che possono cambiare repentinamente la struttura della popolazione. Oggi la base è sempre più stretta, con un rigonfiamento nella fascia dei 60enni, che nel 2044 si sposterà sugli 80enni. La fascia media rimarrà ancora ampia grazie al saldo migratorio positivo, mentre le fasce giovanili saranno sempre più ridotte. Anche se per la provincia di Pordenone prevediamo una tenuta dei residenti grazie a un flusso immigratorio più accentuato, in quella di Udine il calo sarà più netto a causa dell’ampia porzione di territorio montano destinato ancora a spopolarsi”.

L’impatto sulle donazioni.

Fornasin quindi ha parlato dell’impatto sul potenziale dei donatori di sangue. “Nelle due province friulane possiamo ipotizzare un calo di 74mila persone in età di donazione e, allo stesso tempo, un aumento di 60mila di persone bisognose di trasfusioni ed emoderivati” ha detto. La forbice, quindi, tra domande e offerta sarà sempre più ampia, con seri dubbi sulla sostenibilità del sistema sangue locale. Un dato positivo, ha aggiunto il demografo, è che se oggi tra i donatori più anziani la componente maschile è prevalente rispetto a quella femminile, nella fascia under 35 il rapporto è più equilibrato, quindi con un maggior ingresso di ragazze che iniziano la ‘carriera’ di donatrici.

La rappresentante degli junior della provincia di Udine, Irene Matellon, ha messo in evidenza che la “donazione del sangue è cultura del volontariato e della solidarietà e che fa parte dell’identità friulana”. “Noi giovani – ha continuato – dobbiamo farci testimoni, fare rete tra noi e trasmetterlo a quelli dopo di noi”.

“Il numero di nuovi donatori oggi è superiore al periodo pre-pandemico – ha detto il rappresentante della provincia di Pordenone” Mattia Toffoli, che ha presentato il fumetto “Corri Gocciolina” destinato ai bambini delle scuole primarie, proprio per promuovere in maniera ancora più precoce la cultura del dono.

“Tutti danno per scontato che quando entrano in ospedale hanno a disposizione, medici, farmaci e sangue – ha detto il presidente senior di Pordenone, Mauro Verardo -. Ma è solo col volontariato che quest’ultimo può essere garantito. Assieme, quindi, dobbiamo studiare opportunità e soluzioni per un futuro ormai prossimo”.

“L’inverno demografico oramai si sente bene anche sul territorio – ha commentato il collega di Udine Roberto Flora -. I numeri remano contro e sentiamo sempre di più il peso del nostro ruolo. Per questo va preservata la cultura del dono in una società friulana che continua a cambiare”.

Ringraziando i presenti di aver accettato l’invito, il presidente della Scuola Mosaicisti del Friuli, Stefano Lovison, ha donato due mosaici raffiguranti un cuore (e a rovescio il simbolo del pellicano) alle due rispettive organizzazioni provinciali. “L’unione fa la forza – ha detto citando la dedicata riportata sul retro – dobbiamo lavorare assieme per un progetto condiviso e la nostra associazione sarà sempre al fianco di tutti i volontari”. I saluti sono stati portati anche dal sindaco di Spilimbergo, Enrico Sarcinelli, che ha confessato come proprio i donatori di sangue al tempo salvarono suo padre. “Sono i giovani a poter riempire di contenuti il futuro” ha concluso.