La petizione per la riapertura del Punto Nascita di San Vito.
Riaprire il punto nascita di San Vito al Tagliamento per dare risposta alle esigenze del territorio e consentire un percorso nascita completo, in grado di aiutare a favorire la natalità, senza dimenticare il prerequisito della sicurezza attraverso scelte possibili e concrete di riorganizzazione del dipartimento materno-infantile.
Lo chiede la petizione consegnata oggi nelle mani del presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin, dalla prima firmataria, Adelina Zanella, accompagnata da altri rappresentanti dei 15.800 sottoscrittori, tra cui il sindaco di San Vito, Alberto Bernava, con i consiglieri regionali Marco Putto e Simona Liguori (Patto per l’Autonomia-Civica Fvg), Nicola Conficoni (Pd), Serena Pellegrino (Avs), Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) e Rosaria Capozzi (M5S). Presente all’illustrazione anche il consigliere Markus Maurmair (FdI), componente della III Commissione consiliare competente in materia di salute e dunque interessato alle tematiche trattate.
Le richieste della petizione saranno infatti portate all’attenzione proprio della III Commissione, ai cui lavori i proponenti hanno chiesto di poter prendere parte in audizione, richiesta che è già stata fatta propria dai consiglieri regionali, con Putto che l’ha definita “un atto dovuto ad un esempio civico per l’intero Friuli Venezia Giulia”.
I punti della petizione e le richieste.
Altri punti toccati dal documento sottoscritto sono abbattere le liste di attesa ambulatoriali e chirurgiche con l’implementazione delle attività degli attuali reparti del polo ospedaliero di San Vito-Spilimbergo e dei servizi del distretto Tagliamento; garantire la risposta ai bisogni di salute dei cittadini da parte delle strutture sanitarie pubbliche ospedaliere e territoriali dell’ambito Tagliamento attraverso una adeguata dotazione organica.
“Il nostro obiettivo – ha spiegato Zanella – era raggiungere quantomeno un numero di firme che fosse pari ai voti presi dal presidente Fedriga, circa 12.300, visto che in campagna elettorale aveva assicurato la salvaguardia del punto nascita di San Vito, anche se poi non l’ha fatto. Vista l’urgenza di portare all’attenzione del Consiglio regionale la questione della riapertura, abbiamo deciso di fermarci alla fine del terzo mese dalla sua chiusura, cosa che è avvenuta il 23 febbraio scorso, altrimenti oggi avremmo sicuramente ancora più adesioni”.
“Il punto nascita era in bilico già nel 2022 – ha rammentato ancora la prima firmataria – per il numero di parti, che per motivi di sicurezza è stato stabilito che debbano essere almeno 500 all’anno, ma questi sono stai superati e così sarebbe stato, stanti le cartelle aperte per parti richiesti, anche nel 2023 se non fosse stato chiuso prima della fine dell’anno”.
“Tra le proposte fatte dai gruppi che si sono da subito attivati per fermare la chiusura del punto nascita – è stato quindi spiegato – vi è quella, presentata anche al direttore generale dell’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale (Asfo), Giuseppe Tonutti, di creare un’équipe unica con i medici dell’ostetricia di San Vito e Pordenone, numericamente sufficienti per gestire due punti nascita differenziati, uno nella struttura Spoke sanvitese (per i parti fisiologici) e l’altro nell’Hub pordenonese (per i più complessi), ma l’idea ci è stata rigettata”.
I presenti hanno quindi parlato anche della “fine dell’attrazione di pazienti dal Veneto, mentre prima la struttura era considerata molto efficace, e di fuga degli operatori che non riescono più a conciliare la vita lavorativa con quella privata”. Stimolati dalle domande del presidente Bordin, hanno poi spiegato che “il punto nascita più vicino a San Vito oggi è quello di Portogruaro, distante 15 chilometri contro i 22 di Pordenone, che per collocazione è anche molto più difficile da raggiungere, perciò le donne stanno andando più volentieri a partorire in Veneto“. Inoltre, “se è vero che le nascite sono in calo, non si capisce la ratio di pagare una struttura privata. L’Azienda sanitaria pubblica ha due punti nascita, uno in periferia e uno in città, perciò ci chiediamo perché mantenere una convenzione con una ostetricia privata, unico caso in tutta la regione”.
Le dichiarazioni
“La questione non è solo chilometrica perché anche il tipo di strada e percorrerla in sicurezza ha la sua importanza per una gestante“, ha quindi fatto presente la consigliera Pellegrino, che ha ricordato a Bordin come abbia “preso a cuore una situazione simile registrata a Latisana, dove ora il punto nascita è stato riaperto”. Per la consigliera Liguori “concentrare il personale negli ospedali Hub, spogliando così gli ospedali territoriali Spoke di diverse risorse, non è una strategia vincente, anzi va contro ogni servizio di prossimità”.
Per Honsell, “se i 500 parti di media che avvenivano a San Vito si possono gestire a Pordenone senza aver fatto nuove assunzioni di personale medico e infermieristico, vuol dire che con un minimo di organizzazione tra Hub e Spoke si potevano lasciare a San Vito”. “Si tolgono servizi alle donne e alle famiglie”, ha incalzato Capozzi che, con Conficoni, ha ribadito come “sia stata disattesa una promessa fatta dal presidente Fedriga in campagna elettorale”.
Da parte sua, il sindaco Bernava ha messo in evidenza che “già nel 2018 erano stati portati in Consiglio i temi della carenza di dipendenti e di primari, della mancanza di nuove assunzioni e di liste di attesa sempre più lunghe, secondo dei disagi che non sono solo del Sanvitese ma anche di Comuni come Cordovado, Sesto al Reghena, Morsano al Tagliamento, disagi che si sono acutizzati nel tempo e a cui non è stata data risposta”.
“Ci sono elementi di criticità segnalati dai cittadini – ha concluso Bordin – che vanno approfonditi, mi auguro in tempi rapidi, affinché sia possibile prendere quella che risulterà essere la decisione migliore per il territorio sulla quale l’assessore Riccardi sta già facendo un ragionamento anche sulla base degli studi svolti”.