Pronipote di emigrati, torna dall’Argentina e apre in Friuli la sua attività

La storia di Julieta Iglesias, nipote di emigrati dal Friuli.

Il richiamo delle radici si è fatto sentire e così ha deciso di tornare “a casa”: “Aprire a San Vito il primo studio di coaching dedicato alla felicità delle donne è la realizzazione del mio desiderio e di quello della mia bisnonna che 100 anni fa è partita per l’Argentina in cerca della felicità”. È questa la storia di Julieta Iglesias, 48 anni, nata nel Paese del Sudamerica e discendente di emigranti sanvitesi, che il prossimo 4 ottobre aprirà un servizio di coaching dedicato al benessere di donne e adolescenti.

Lo studio si trova in via Savorgnano 3, di fronte all’ospedale sanvitese ed è l’ultimo passo di una storia personale che conta quattro generazioni: “La mia bisnonna, Maria Fogolin, è emigrata da San Vito in Argentina nel 1927 alla ricerca di una vita migliore – spiega Julieta Iglesias, laureata in psicologia e life coach certificata –. Non è mai tornata in Italia e non ha più rivisto la sua famiglia; nella dimensione patriarcale in cui viveva non lavorava e non era indipendente; stessa condizione poi per le mie nonne. Sono state mia madre e le mie zie ad avviare il percorso di emancipazione studiando e lavorando. Oggi io faccio un ulteriore passo riprendendo la ricerca della mia bisnonna e lavorando per promuovere l’autorealizzazione femminile“. Non è un caso che lo slogan dello studio sia proprio Alleno le donne alla felicità e il nome del sito web è www.coachingdonne.it

Lo studio di coaching, infatti, è rivolto principalmente alle donne: “Quando ho scritto la tesi – spiega – ho scoperto che le donne hanno un rischio quasi doppio di avere una diagnosi di depressione e ansia rispetto agli uomini. Mi sono chiesta: quanto può aver sofferto mia bisnonna? E mia mamma, le mie zie, quanto hanno dovuto faticare di più rispetto a un uomo? In un certo senso sono tornata dove tutto è cominciato per contribuire a un nuovo inizio, per me, per la mia famiglia e per tutta la comunità femminile”.

Il coaching è lo strumento scelto dopo un lungo percorso di lavoro nel settore dell’assistenza, della disabilità e della salute mentale: “Con il trasferimento in Italia ho dovuto riiniziare da capo, esattamente come aveva fatto la mia bisnonna – prosegue –. Lavoravo e intanto ho conseguito la laurea e la specializzazione. Il coaching è stato l’ultimo passo: avevo bisogno di strumenti di azione e concretezza. È un allenamento per donne e adolescenti per imparare a stare bene e realizzare i propri obiettivo che si attua con un percorso strutturato di breve termine. Dobbiamo agire prima che il malessere si trasformi in malattia”.