Il caporalato nel Friuli Occidentale.
Hanno trovato il coraggio di denunciare il caporalato cui erano sottoposti e ora, dopo due anni, hanno ottenuto dal Questore il permesso di soggiorno per sfruttamento lavorativo. E’ la storia emersa durante il dibattito promosso dalla Flai Cgil di Pordenone in occasione della Giornata Internazionale dei Migranti a San Vito al Tagliamento durante il quale sono stati affrontati i temi dei diritti e dello sfruttamento della manodopera straniera.
Nel 2021, infatti, 47 pakistani hanno avuto il coraggio di ribellarsi ai loro caporali, che li sfruttavano nei campi del Friuli con turni anche di dieci ore per poi costringerli a tarda sera a lavorare anche in allevamento, intascandosi i soldi e senza regolarizzarli.
L’indagine che ne è scaturita ha scoperchiato un vasto giro di caporalato e ha portato al rinvio a giudizio di due persone. Per i migranti, è arrivato il permesso di soggiorno. Le aziende coinvolte, invece, se la sono cavata perché erano stati superati i tempi previsti dalla procedura.
Quello del caporalato è un fenomeno in crescita nel Friuli Occidentale: secondo il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Pordenone, Davide Cardia, il ricorso a manodopera irregolare è in aumento e nell’area ci sono quasi 230 lavoratori in nero e 23 irregolari, in aumento rispetto ai 21 di due anni fa.