Al via lo sciopero ad oltranza.
Sono sul piede di guerra i sindacati a Villanova di San Daniele del Friuli, dove ha sede la Lima corporate, azienda leader a livello internazionale in protesi ortopediche. Ieri è stato annunciato lo stato di agitazione degli operai dello stabilimento, dopo il fallimento della trattativa durata oltre un mese tra loro e la dirigenza: quest’ultima ha infatti deciso il cambiamento degli orari di lavoro, nonostante il parere contrario dei dipendenti.
Lo sciopero inizierà questa mattina, con un primo pacchetto di 16 ore, che vedrà partecipi la maggior parte degli addetti alla produzione. “La Lima ha chiesto di togliere il sabato come giorno di riposo, spostandolo più avanti nella settimana, ma ciò avrebbe un impatto sociale notevole sugli operai” ci spiega David Bassi, segretario regionale della Fiom-Cgil. I sindacati rivendicano il fatto che l’azienda sia tra quelle più in salute in regione, cosa che permetterebbe “uno forzo economico in favore di chi accetti la modifica degli orari”, prosegue Bassi.
Su questo punto, però, non si è arrivati ad un accordo. “Solo nel mese settembre – accusa il dirigente sindacale – il fatturato registrato è stato di 5 milioni di euro ma non c’è stato alcun riconoscimento verso gli operai”. La misura riguarderà 35 persone, su un totale di quasi 400 dipendenti ma, come ricorda Fabiano Venuti, referente della Fim-Cisl nell’Alto Friuli, “la maggior parte sono impiegati, che non verranno toccati da questa modifica”. Al contrario di chi lavora nella “sala bianca”, ossia l’area in cui si fa l’etichettatura dei prodotti.
“La mobilitazione andrà ad oltranza – avvisa Venuti – ed è strano constatare che l’azienda non si è fatta sentire dopo aver comunicato la nostra posizione”. La Lima aveva proposto un aumento dello stipendio mensile di 25 euro a testa, cosa che è stata ritenuta non sufficiente da parte dell’assemblea. “C’è tanto lavoro e non è rispettoso un simile incremento salariale” continua l’esponente della Fim. Dopo l’interruzione della trattativa avvenuto lunedì, quindi, ora gli operai interromperanno la produzione.