Le riflessioni di una ragazza di quinta superiore sul coronavirus.
L’emergenza da coronavirus che sta colpendo l’italia diventa uno spunto di riflessione per gli studenti. La riflessione in questione è della studentessa Siria Galante,che frequenta il quinto anno del Liceo Linguistico all’istituto Manzini di San Daniele.
“I 7 anni che potrebbero mancare ad un anziano prima di andarsene, per me, valgono quanto i 70 anni che potrebbero mancare ad un giovane”
In questi giorni mi sono resa conto di tante cose a cui non ho mai fatto caso in 18 anni di vita, cose che vanno e cose che non vanno affatto, nel mondo e soprattutto in Italia. Devo essere sincera, quando è scoppiata l’epidemia o pandemia, non so sinceramente come definirla, non l’ho presa abbastanza sul serio, credevo che le persone si stessero allarmando per nulla. Credo ancora che la stampa, i telegiornali e gli influencer stiano creando troppo panico e ansia inutile, questo non perché la situazione non sia grave, come in realtà pensavo fosse all’inizio, ma semplicemente perché farsi prendere dal panico e mettere ansia alle persone peggiora solo le cose. A sostegno di ciò, basti pensare alla situazione creatasi a Malpensa, Milano, dove, la scorsa settimana, la gente, presa dal panico, ha cominciato a prendere voli e treni per tornare dai propri cari o comunque a casa, per non stare nelle zone rosse, o per non stare da soli in quarantena… Si vedevano persone correre per ogni dove, con guanti e mascherine, terrorizzati; è stata una scena che mi ha fatto davvero pensare. Io credo che questa sia stata la riprova dell’ignoranza che c’è tra la gente, perché, per come la vedo io, se è stato emesso un decreto che vieta alla gente di spostarsi dalle zone rosse, tra cui la Lombardia, a meno che non ci siano urgenze, allora quel decreto va rispettato, ma non tanto perché, ripeto, è un decreto, quindi un’imposizione, ma per il rispetto delle persone più deboli, gli anziani, i malati e così via. Perché ogni volta che si decide di uscire di casa a farsi l’aperitivo, andare a cena con gli amici, si sta negando un po’ di vita a persone che non possono difendersi. Non è inevitabile prendere le giuste precauzioni e restare a casa, in quarantena per un periodo limitato, anzi potrebbe essere un modo per passare del tempo con la famiglia e se si è soli, di prendersi cura di se stessi, e in questo modo ci siamo presi cura anche del prossimo. Ripeto, devo essere sincera, inizialmente ho preso questa situazione alla leggera, ma i telegiornali, i giornali, le radio, persino i social media parlano chiaro: il numero di morti è parecchio alto, in particolare in Italia che è al secondo posto nella classifica mondiale per il numero di contagi. C’è un’altra situazione molto grave, di cui, a mio parere, si parla troppo poco: il numero di posti della terapia intensiva e la precedenza di alcune persone su altre. I posti in terapia intensiva sono quelli che sono, ma io credo che lo Stato dovrebbe muoversi per aumentare il numero di posti. Se la situazione non migliora, si cominceranno a fare le selezioni su chi guarire e chi no, ovvero daranno la precedenza a chi è più giovane, più sano e più “idoneo” alla vita. Questo non mi sta bene. Sicuramente se i posti sono quelli che sono e non li aumentano, resterà qualcuno fuori, ma non trovo giusto che ci sia una selezione in base all’età. Le persone anziane vengono viste quasi come un peso per lo Stato, ma a mio modo di vedere, la loro vita è importante tanto quanto la mia e quella del Papa. Non esiste che in Italia gli anziani abbiano, in questo caso, meno diritto di chi è più giovane ad avvalersi delle cure. Anche perché guardandola nell’ottica di chi è più “idoneo” alla vita, è stimato che è molto più facile che un giovane guarisca in fretta che un anziano, anzi è molto più difficile che un giovane si ammali, o addirittura muoia, lo dicono le statistiche. Guardandola in questa prospettiva, gli anziani avrebbero più diritto ad essere curati, in quanto i giovani sono più forti e più veloci nel guarire. E le frasi fatte che si sentono “tanto ormai gli anziani hanno vissuto quello che dovevano vivere” oppure “ormai era alla fine dei suoi giorni”, non possono essere più sbagliate e disumane. Un anziano ha tanto diritto di vita quanto un giovane. I 7 anni che potrebbero mancare ad un anziano prima di andarsene, per me, valgono quanto i 70 anni che potrebbero mancare ad un giovane. Detto questo, in Italia, non tutto è negativo, c’è anche da riconoscere la quantità e, soprattutto, la qualità dei medici competenti, e sempre pronti a tirarsi su le maniche, presenti nel nostro paese. In giro nel mondo credono che in Italia siamo le persone più infette e quelle che potrebbero far diffondere di più il contagio, ma credo che abbiamo questo numero di contagi solo perché abbiamo preso le giuste precauzioni da subito e soprattutto abbiamo effettuato più tamponi. Quindi nel resto del mondo non è che ci sono meno contagiati, o forse sì, ma probabilmente non sanno di essere contagiati perché non effettuano i tamponi, o almeno non tanti quanto in Italia. In questo periodo, la gente, tra cui io stessa, comincia a capire davvero il valore della vita, l’importanza delle persone che ci stanno attorno, questo perché, purtroppo devo dire, si conosce il valore di qualcosa solo quando la si perde.Io spero solo che la gente si renda conto al più presto della gravità della situazione e che, anche semplicemente stando a casa, evitando il più possibile i contatti, si possano salvare vite umane. Smettiamola di essere egoisti e pensiamo anche un po’ alle altre persone, perché nel momento in cui, per capricci, perché è tradizione andare a fare aperitivi, uscire, viene a mancare una persona cara, perché contagiata a causa del nostro egoismo, sarà troppo tardi piangere il morto. Questo ovviamente non significa farsi prendere dal panico, perché quello che tutti noi possiamo fare, e l’unica cosa che possiamo fare, è cercare di evitare di spargere il contagio, stando a casa. Siria Galante