Viaggio alla scoperta delle antiche tradizioni del Carnevale di Resia.
Dalle montagne regionali di Alpi e Prealpi, facendo un percorso a ritroso fino alla costiera di Trieste, si incontrano isole culturali e linguistiche che festeggiano il Carnevale e preparano dolci carnevaleschi ognuno secondo le proprie tradizioni. Certo, quest’anno, a causa della pandemia da Covid-19 e le conseguenti restrizioni per contenerla, sfilate e manifestazioni subiranno necessariamente delle modifiche, se non addirittura delle cancellazioni. In questa colorata varietà, ecco un viaggio alla scoperta di quello di Resia.
Un tempo isolata tra i Monti Musi a sud e l’imponente massiccio del Canin a est e a nord, Resia ha una tradizione legata al Carnevale, chiamato Püst, molto importante, il cui elemento fondamentale è rappresentato dalla danza eseguita con i tipici strumenti musicali resiani, la cïtira (violino) e la bünkula (violoncello). Le maschere tradizionali del Carnevale resiano sono di due tipi, le “te lipe bile maškire”, le belle maschere bianche, con cappello alto adorno di fiori di carta colorata e piccoli sonagli e i “babaci/kukaci, le maschere brutte.
Durante il Püst resiano i protagonisti diventano due dolci molto particolari, la sope e il bujarnik, quest’ultimo annoverato tra i prodotti agroalimentari tipici del Friuli Venezia Giulia. La sope è una frittella che in passato, essendo un piatto sostanzioso, era preparata per le puerpere. Si prepara con fette di pane bianco a filone e una pastella con uova farina, liquore, zucchero e sale. Il bujarnik rappresenta una vera istituzione nella vallata ed è proposto in due versioni, quella per il giorno dei morti, una pagnotta avvolta in foglie di verza e cotta al forno a legna, e la versione carnevalesca, un impasto composto di farina di mais e frumento, uova, zucchero, panna, mele e/o pere, fichi secchi, uva sultanina, frutta secca, lievito, semi di finocchio selvatico, cannella o carrube che viene semplicemente sparso sulla piastra del forno di cui assume la forma.