Il 40enne goriziano era accusato di produzione di materiale pedo-pornografico
Ha patteggiato una condanna a due anni di reclusione, senza condizionale, alla quale si aggiungono l’interdizione perpetua da scuole, centri estivi e luoghi pubblici frequentati da minori, due anni d’interdizione dai pubblici uffici e una pena pecuniaria di 9.000 euro.
E’ questa la decisione del Gip Luigi Dainotti nel procedimento a carico del 40enne operatore di un’associazione culturale isontina, accusato di aver filmato segretamente cinque bambine tra i 7 e i 9 anni d’età quando andavano in bagno. I video sarebbero stati registrati con il cellulare durante le attività estive proposte dall’associazione a Farra d’Isonzo e, in un caso, nell’ex provincia di Udine.
Il 40enne, agli arresti domiciliari da novembre, era stato al centro dell’inchiesta coordinata dalla pm Lucia Baldovin e condotta dai Carabinieri di Gradisca e dalla Guardia di finanza di Gorizia. Pesantissime le accuse a suo carico: pornografia minorile con l’aggravante del coinvolgimento di under 16 e del ruolo di fiducia dell’indagato, violenza privata e interferenze illecite nella vita privata.
Indagini partite grazie alla testimonianza di una bambina
Era stata proprio una bambina, utente del centro estivo di Farra, a far partire le indagini, a giugno dello scorso anno. Aveva notato il telefonino con la telecamera accesa nel bagno della scuola e lo aveva spostato. Una volta a casa, aveva raccontato la cosa ai genitori.
Il patteggiamento non ha del tutto soddisfatto le famiglie delle giovanissime vittime, pronte a dare battaglia in sede civile per accertare le responsabilità non solo dell’operatore, ma di tutte le figure professionali che avrebbero dovuto vigilare ed evitare quanto accaduto.
Il vero nodo, poi, è rappresentato dal materiale filmato: i genitori vogliono assicurarsi che le immagini intime delle loro bambine non siano state in alcun modo pubblicate in rete o distribuite tramite altri canali.