Un gruppo di cittadini di Precenicco denuncia la mancanza di dialogo.
Il Comune decide per una riorganizzazione di alcune aree cimiteriali con un nuovo piano cimiteriale, ma i residenti non ci stanno e raccolgono le firme per esprimere la loro contrarietà.
Succede a Precenicco, dove l’amministrazione comunale ha iniziato la sistemazione dei loculi pluridecennali per creare nuovi spazi all’interno del cimitero, ad oggi quasi tutto esaurito. Una scelta che per i firmatari “non mostra alcuna sensibilità per le emanazioni morali della sua comunità”.
I cittadini che hanno raccolto le firme di protesta, pur riconoscendo “l’indubbia necessità di sistemare i pluridecennali loculi” e ritenendo “pacifico che una scelta dovesse essere fatta” lamentano come non ci sia stato da parte del Comune “un dialogo a sintetizzare le sensibilità di una comunità che coniugasse il rispetto dei vivi così come dei morti”. “A questo epilogo – spiegano nella lettera – si è arrivati perché tra gli anni Cinquanta e Sessanta tali loculi furono ceduti direttamente ai privati, dietro corrispettivo. Per certe famiglie equivalse ad un’ipoteca sulla loro memoria. Mancò, però, la stipula delle relative concessioni: furono venduti gli appartamenti senza regolamento condominiale. Piove dal tetto. Chi paga? Quanto ai morti, essi hanno già pagato. Quanto agli eredi, alcuni ci sono, altri non ci sono più, di altri si sono perse le tracce”.
“Ora l’annuncio: loculi da sistemare, si cercano gli eredi – proseguono i firmatari –. In Consiglio Comunale si approvano a maggioranza il nuovo regolamento di polizia mortuaria e il successivo piano cimiteriale, mentre passa un devastante messaggio circa presunti, inutili costi in ordine ai necessari ripristini del patrimonio edilizio cimiteriale obsoleto, e vengono cancellati i possibili e suo tempo ipotizzati ampliamenti dell’area memoriale, liquidati brutalmente come inutili sprechi di territorio comunale. In definitiva si teorizza che a Precenicco, non ci sia in prospettiva, bisogno di ampliare il cimitero. Basterà recuperare e sistemare l’esistente. I cittadini si trovano ora di fronte ad un brevissimo lasso di tempo, per farsi vivi o per essere auspicabilmente rintracciati dagli uffici comunali. Chi vuole e può compartecipare alle spese di manutenzione fa rimanere i propri cari a casa loro. Chi non risponde o non ne ha le disponibilità economiche subisce uno sfratto, ma con lo sconto: alle ossa ci pensa il Comune”.
“Il luogo del ricordo sarà una fossa della comunità, in cui non sarà più possibile dare veste individuale al ricordo, ma solo divenire parte delle anime povere e senza custodi del proprio ricordo – continua la lettera –. La ricerca di un dialogo con la comunità porta sempre i suoi frutti. Se fosse stato quanto meno tentato – concludono – , forse l’esito sarebbe stato lo stesso, ma mitigato da un sincero compromesso: quantomeno per chi vuole, ma economicamente non può, trovare soluzioni solidali per dare dignità alla memoria dei propri cari”.