Il caso di Pradamano, al centro della rotta balcanica.
Tra i territori più interessati ai problemi legati alla rotta balcanica c’è quello di Pradamano, dove sulla Sr56 i rintracci di migranti sono diventati sempre più frequenti. Soltanto oggi sono stati 29. “In questi giorni siamo arrivati a un centinaio – è la stima del sindaco, Enrico Mossenta -. Il problema sono le contromisure: è necessario fare accordi con Pakistan e Iran, risolvendo la questione alla radice. Dopo che una persona, magari giovane, ha camminato per due anni lungo la rotta balcanica, non c’è più nulla che possa fermarlo. Non dico che non vadano intensificati i controlli ai confini, anzi. Ma non è una mossa risolutiva come si pensa: se trovano un muro, poi lo scavalcano, tanto non hanno nulla da perdere. C’è da chiedersi, inoltre, cosa facciano i Governi degli altri Stati che vengono attraversati da queste persone”. Da altre voci, alcuni si interrogano su quanto siano accurati i controlli con la Slovenia.
Tornando all’attualità, è stato lo stesso Mossenta, oggi, a rifocillare i migranti fermati. Ha comprato loro del pane, l’acqua l’ha fornita la Protezione civile. Le persone, poi, sono state indirizzate verso altri centri d’accoglienza, dove saranno sottoposti a quarantena per motivi sanitari. Ma a fronte di tutti questi rintracci, la gente di Pradamano come vive la situazione? “C’è chi mi telefona preoccupato – dice il sindaco – perché ha i migranti “fuori di casa” e deve partire per le ferie. Dall’altro lato, però, ci sono abitanti di Lovaria che offrono i biscotti e qualcosa da bere alle persone intercettate. Ci sono i classici due lati della medaglia”.
Mossenta ha parlato con alcuni di questi ragazzi, tra cui un 16enne partito dal Pakistan. “Vuole raggiungere il cugino e fare il cuoco a Milano. Molti sono rimasti fermi un anno in Grecia e hanno fatto poi un campo in Bosnia. Credo che la rotta balcanica sarà battuta con questa intensità, se non maggiore, per tutta l’estate. Per molti, l’Italia è soltanto un passaggio in attesa di arrivare nel nord Europa. Gli enti preposti dovrebbero organizzare la gestione dei migranti”. Ed è proprio sugli aspetti gestionali che Mossenta punta il dito: “Si parla tanto di accoglienza e integrazione – conclude -, ma intanto hanno tagliato tutti i fondi alle scuole di italiano per chi arriva nel nostro Paese”.