Famiglie prendevano il reddito d’emergenza senza i requisiti.
L’ampio novero di sussidi e provvidenze pubbliche, studiati per sostenere le persone e le imprese che versano in condizioni di oggettiva difficoltà, ha, come naturale contraltare, l’evolversi di sofisticate forme di frode funzionali ad eludere i vincoli imposti dalle specifiche normative di settore. Il tentativo di aggiramento della cornice di legalità riguarda, questa volta, il reddito di emergenza, misura di sostegno istituita dallo Stato a favore dei nuclei familiari in sofferenza di liquidità a causa della perdurante emergenza epidemiologica.
Il reddito di emergenza prevedeva l’erogazione di un massimo di 5 mensilità, oscillanti, in base agli indicatori posseduti dalle famiglie aventi titolo, in una forbice tra 400 e 800 euro per rata, per un massimo, quindi, di 4000 euro all’anno. Tra le condizioni, oltre a specifici requisiti socio-economici, spiccava quella di non essere ospite di strutture poste a totale carico dello Stato, tra cui, oltre a quelle sanitarie, i Centri di accoglienza straordinaria per stranieri.
L’importo percepito.
Le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Pordenone hanno permesso di individuare 95 nuclei familiari che, pur ospitati in tali Centri, hanno richiesto e percepito l’importante misura per una somma complessiva pari a 178.080 euro. Dei quasi cento capi famiglia, 2 sono stati deferiti alla locale Procura della Repubblica, gli altri 93, rientranti nell’alveo amministrativo, sono, invece, stati sanzionati per una somma complessiva di 500.236,65 euro.
Tutti sono, in ogni caso, stati segnalati all’I.N.P.S. per il recupero dell’indebito erogato. Dall’inizio dell’anno sono numerosi i casi già individuati dalla Guardia di Finanza di Pordenone, tutti connotati da carenza assoluta dei requisiti per poter beneficiare delle tante misure di sostegno sociale adottate per fronteggiare il particolare momento storico.