Le indagini della Guardia di finanza di Pordenone.
Formalmente era dedita al volontariato nell’ambito della “Protezione Civile”. In realtà conduceva, da anni, esclusivamente attività ludico sportive, anche aventi scopo di lucro. La Guardia di finanza di Pordenone, coordinata dalla locale Procura, ha condotto le indagini nei confronti di un’associazione di volontariato no profit, scoprendo che la loro attività era diversa da quello che sarebbe dovuta essere.
Perfino nel periodo emergenziale dovuto alla pandemia causata dal COVID-19, la Onlus ha trovato impiego nel comparto, malgrado la Protezione civile del Friuli Venezia Giulia sia stata coinvolta fin da subito, con tutte le sue risorse (volontari e non) quotidianamente impiegate sul territorio. Per contro, durante la pandemia, la sede dell’associazione, realizzata anche con finanziamenti pubblici, trovava impiego per ospitare attività sportive di “softair”.
I rimborsi fittizi.
È stata anche rilevata la presenza di personale associato all’ente come “volontario di Protezione Civile” che svolgeva, sostanzialmente retribuito con fittizi “rimborsi”, attività di mero lavoro dipendente esclusivamente a favore dell’Associazione. La fittizia Onlus, attraverso artifizi e raggiri, era riuscita ad indurre in errore diverse autorità pubbliche circa la sussistenza dei requisiti giuridici e fattuali per i quali poteva ottenere la qualifica fiscale di “organizzazione non lucrativa di utilità sociale” (che prevedono necessariamente lo svolgimento di azioni in settori di interesse collettivo e di rilevante utilità sociale, a favore della collettività, aventi come scopo esclusivamente il perseguimento di finalità di solidarietà sociale), riuscendo, in tal modo, a percepire nel corso degli anni finanziamenti pubblici, erogati dalla Regione e da altri enti pubblici, per complessivi 560.000 euro.
Inoltre, come soggetto “ONLUS”, l’associazione ha fruito indebitamente, per anni, del contributo pubblico, per un importo complessivo di 26.500 euro, riferibile al “5×1000”, istituito con legge e destinato agli Enti che svolgono attività “socialmente rilevanti”. Alla conclusione delle indagini, risultano indagate dall’autorità giudiziaria tre persone, succedutesi nel tempo nella rappresentanza legale e nella gestione dell’associazione, per il reato di truffa ai danni dello stato, nonché l’ente stesso per la responsabilità amministrativa.
La Procura della Repubblica disponeva, successivamente, l’esecuzione di perquisizioni nei confronti della ONLUS, nonché autorizzava l’invio degli atti ad altre autorità deputate all’attività di vigilanza dell’Ente, con le quali sono state condotte, dal Corpo, sinergiche attività di collaborazione.
Disposto il sequestro.
In particolare, in relazione ai finanziamenti regionali indebitamente percepiti, è stato disposto un provvedimento di sequestro conservativo per un importo di 560.000 euro, pari all’importo dei finanziamenti indebitamente percepiti. La Regione, con apposito decreto, disponeva la cancellazione dell’associazione dal “registro generale del volontariato organizzato”, nonché intraprendeva, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, le conseguenti azioni per il recupero dei contributi della specie indebitamente percepiti in passato.Inoltre la stessa Agenzia delle Entrate, proprio per l’assenza di attività di tipo pubblicistico e la presenza di attività lucrative che ne avevano fatto venir meno i presupposti per poter essere considerata un ente no profit, emetteva, nei confronti della ONLUS, avvisi di accertamento per complessivi 393.000 euro (di cui 204.000 per imposte non pagate e 189.000 per sanzioni).