La cerimonia di posa delle pietre d’inciampo a Pordenone.
In occasione della Giornata della Memoria, Pordenone rinnova il suo impegno nel ricordo delle vittime del nazifascismo con la posa di cinque nuove Pietre d’inciampo. L’iniziativa, avviata il 18 gennaio 2020 grazie a un progetto del Liceo Leopardi Majorana, ha trasformato la città in parte integrante del Museo Diffuso delle Pietre d’inciampo, una rete europea composta da oltre 80.000 pietre commemorative dedicate a coloro che furono deportati e uccisi nei campi di concentramento nazisti.
Ad oggi, Pordenone conta 29 Pietre d’inciampo collocate sul territorio comunale, testimoniando un passato che ha toccato ogni quartiere della città, teatro di rastrellamenti e deportazioni. Nell’intera provincia, invece, le pietre sono 87.
Una memoria portata avanti dai giovani
La posa delle nuove pietre, dedicata alla memoria di Alfredo Venerus, Giuseppe Iovine, Attilio Furlan, Vittorio Cescut e Aldo Stella, rappresenta il cuore di un progetto che coinvolge attivamente gli studenti del Liceo Leopardi Majorana. Dal 2020, oltre 100 ragazzi, guidati da 7 insegnanti, si sono dedicati con passione alla ricerca storica, consultando archivi e documenti comunali per ricostruire le storie dei deportati.
“Il progetto delle Pietre d’inciampo – ha dichiarato l’assessore comunale Morena Cristofori – è un’opportunità preziosa per le giovani generazioni, che imparano non solo a guardare verso il passato, ma anche a progettare un futuro consapevole, capace di memoria”. Il consigliere regionale Alessandro Basso ha ricordato l’importanza educativa del progetto: “Scoprire le vicende di concittadini, i cui cognomi sono parte integrante della storia locale, rende questi eventi tragici vicini e reali, ben oltre le pagine dei libri di scuola”.
Le nuove Pietre d’inciampo di Pordenone
Le cinque pietre posate oggi arricchiscono l’itinerario della memoria cittadina:
Alfredo Venerus (nato nel 1896), arrestato il 30 settembre 1944 e deportato nei campi di Dachau e Neuengamme; morto il 23 giugno 1945. La pietra è stata posata in piazza della Motta 4.
Giuseppe Iovine (1902), militare deportato l’11 settembre 1943 e assassinato il 29 aprile 1944. Pietra collocata in via Santa Caterina 1.
Attilio Furlan (1912), arrestato il 19 novembre 1944 e assassinato nel campo di Flossenbürg. La pietra è visibile in via Dogana Vecchia 1.
Vittorio Cescut (1920), deportato in Serbia il 10 agosto 1944. Pietra in via Burida.
Aldo Stella (1920), deportato in Germania nel settembre del 1943; la sua sorte resta ignota. Pietra posata in via Gere 13.
Le cerimonie hanno visto la partecipazione delle associazioni Aned e Anpi, oltre ai familiari delle vittime, che hanno condiviso ricordi e testimonianze. “La memoria – ha affermato con commozione la nipote di Giuseppe Iovine davanti alla pietra del nonno che conobbe solo attraverso i racconti dei suoi famigliari – è un dovere per le nuove generazioni ma è anche un diritto per chi non c’è più“.
Per questo, un rappresentante degli studenti ha raccontato le storie toccanti di quei pordenonesi che furono allontanati con la forza dalle proprie case, così come emerso dalle ricerche da loro condotte: vicende comuni, vite spezzate in modo tragico senza ragione. Assieme ai ragazzi del Liceo Leopardi Majorana, hanno assistito con estrema attenzione alla posa delle Pietre anche i giovani alunni della Terzo Drusin e della Gabelli con le loro insegnanti.
Un monumento diffuso per non dimenticare
Parallelamente a questa iniziativa prosegue il progetto Adotta una Pietra, rivolto agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado, allo scopo di favorire la conoscenza delle Pietre d’inciampo già posate in città dal 2020 ad oggi, sensibilizzando alla cura di quello che è a tutti gli effetti un “monumento diffuso” e alla scoperta delle vite di coloro che furono vittime della violenza nazi-fascista. In tale circostanza sono stati consegnati gli attestati di Adozione delle Pietre alle scuole coinvolte
“Come ricorda il Talmud – ha sottolineato la professoressa Silvia Pettarin del Liceo Leopardi Majorana – una persona viene dimenticata solo quando il suo nome viene dimenticato. Le Pietre d’inciampo servono a far inciampare occhi, mente e cuore, restituendo dignità alle vittime e rendendo la memoria un valore collettivo”.