Si prevedono tempi lunghi per il ripristino della strada del passo di Monte Croce Carnico.
Ci vorrà del tempo per ripristinare la statale 52bis Carnica dopo la grossa frana che ha interessato il tratto da Timau al passo di Monte Croce Carnico. Sono quasi 40.000 i metri cubi di materiale, distaccatasi dal versante sud-ovest del Pal Piccolo, interrompendo il collegamento transfrontaliero con l’Austria.
A poco più di una settimana, la frana sta avendo pesanti conseguenze anche sull’economia della Valle del Bût e su buona parte della Carnia. Migliaia di persone, settimanalmente, utilizzavano il passo per raggiungere locali, caseifici, strutture ricettive e piste sul versante italiano. L’Anas ha già avviato le operazioni di rimozione delle prime macerie, ma raggiungere la base della frana richiederà del tempo. Successivamente, saranno necessarie analisi dettagliate per determinare se i versanti possano essere resi nuovamente sicuri o se sarà necessario operare altre scelte.
Le preoccupazioni delle imprese.
“Il passo di Monte Croce Carnico è un’infrastruttura cruciale per la vita di tutta l’area. Confidiamo che il suo ripristino dopo il gravissimo evento franoso dei giorni scorsi sia preso in carico come priorità fra le priorità del momento, anche attraverso la nomina di un commissario straordinario, affinché i tempi siano più rapidi e non ci si trovi, come già successo in altri eventi e in altre aree d’Italia, arenati a causa di impedimenti burocratici». La sollecitazione alle istituzioni competenti, a partire da Anas e Regione, a fare prima possibile arriva da Giovanni Da Pozzo e Michelangelo Agrusti, presidente e dal vicepresidente della Camera di Commercio Pordenone-Udine.
“Senza l’agibilità e la percorribilità in sicurezza del passo e della strada, tutta la valle resta chiusa e al problema del collegamento si riversa sulle attività produttive, di tanti settori, che da essa dipendono£, hanno evidenziato con preoccupazione, mettendosi nel contempo a disposizione “per un lavoro di squadra che veda operare in sinergia tutte le istituzioni, anche in collaborazione con quelle austriache, per ottenere quanto prima il risultato”. “Sappiamo – concludono – che i tempi per queste operazioni sono lunghi e complessi, a partire dalla preventiva fondamentale rimozione delle pesanti macerie che hanno devastato la zona dei tornanti, ma la nostra sollecitazione è sentita e confidiamo si faccia più in fretta possibile per trovare una soluzione condivisa e positiva. Si tratta di uno dei nostri collegamenti internazionali, che oltretutto, negli ultimi anni in particolare, è percorso con maggior frequenza soprattutto per motivazioni legate al turismo, in quest’area davvero vitale per la sopravvivenza e lo sviluppo”.